“Sono nato nel 1969, un anno dopo quello che forse è stato il miglior Brasile di sempre, ha conquistato il terzo titolo mondiale. Era ovvio crescessi con il calcio nel sangue” ha esordito Leonardo. “A dire il vero all’inizio non pensavo che lo sport professionistico potesse rappresentare il mio futuro, ho cominciato a crederci quando a 14 anni sono entrato a far parte delle giovanili del Flamengo. Al provino eravamo in 300 e ne opzionarono solamente 2”. Purtroppo non vivo più nel mio Paese da 33 anni e devo dire che mi manca tutto moltissimo, sono certo tornerò per rimanerci definitivamente prima o poi”. Dal Sud America al Giappone, l’ex attaccante fu infatti uno dei primi a muoversi verso l’Oriente: “In quel caso fu decisivo Zico, un idolo per me. A me le sfide piacciono e ho accetto subito la sua proposto, sono stati 24 mesi meravigliosi, ho potuto conoscere un popolo unico”.
Altro giro e altro viaggio questa volta verso l’Italia e più precisamente a Milano: “Da giocatore il ricordo più bello è stato indubbiamente lo scudetto conquistato con Alberto Zaccheroni in panchina, forse in troppi ci hanno sottovalutato e con il 2 - 1 ottenuto a Perugia nell’ultima giornata ci siamo cuciti il tricolore sul petto”. Poi sei anni di apprendistato con Adriano Galliani: “Un maestro per me, l’università vivente del calcio - ha evidenziato Leonardo -. Ho imparato tantissimo e se ora sono al Psg è anche merito suo”. Per quanto riguarda invece l’esperienza da allenatore il brasiliano ha ricordato il 4 -2 e fantasia: “E’ nato quasi per caso, stavamo perdendo in casa con la Roma e ho schierato contemporaneamente Ronaldinho, Pato e Inzaghi e alle loro spalle Gattuso e Pirlo. Vincemmo, ma la cosa più interessante avvenne il mercoledì seguente quando dovevamo vedercela in trasferta con il Real Madrid in Champions. Riproposi lo stesso undici e per la prima volta nella storia il Milan s’impose al Bernabeu. Finì 2 - 3 con una doppietta di Pato”. Il passaggio all’Inter scatenò polemiche e forti contestazioni da parte dei tifosi rossoneri: “Sinceramente non mi aspettavo si raggiungessero certi livelli, a un signore come Massimo Moratti dire di no era però impossibile”. Il presente è a Parigi e l’obiettivo principale non può che essere vincere la Champions League: “Ovviamente non ci nascondiamo ma le avversarie sono tante e toste. Come si è inserito Messi nel gruppo? Con un’umiltà che mi ha davvero sorpreso, al primo allenamento si è presentato negli spogliatoi come fosse uno appena promosso in prima squadra dalla Primavera”. ( s.f.)