
L'esperienza, post Expo, di Milano, sembra quella attualmente più avanzata per comprendere quanto le politiche del cibo abbiano a che fare con i territori e quanto i territori possano fare per cambiare gli scenari globali. Il punto di partenza, ha spiegato Calori, è fare una mappatura per chiarire cos'è il cibo della città: da dove viene? Chi lo produce? Come è distribuito? Come si sposta? Dove viene trasformato? "Sappiamo molte cose sul cibo e abbiamo molte informazioni, il problema è che sono ognuna slegate dalle altre. Qui i Comuni e i territori possono intervenire, mettendo innanzitutto il cibo come punto di vista trasversale alle competenze degli assessorati".
Sia pure partendo da presupposti diversi, anche il progetto "Torino Città del Cibo" punta, con l'apporto di ricerca e proposte dell'Università, a rappresentare dentro un sistema comune tutti gli attori che sul territorio sono legati al cibo: "Vogliamo integrare le politiche locali del cibo con la spontaneità dei territori, con le realtà autorganizzate, dai GAS ai mercati contadini, per creare una "smart food comunity".
"Le reti alternative di approvvigionamento - ricorda Francesca Forno, portando l'esperienza che si sta portando avanti a Bergamo - hanno grande importanza perchè costituiscono luoghi di risocializzazione ad uno stile di vita più sano, fanno bene alla nostra salute ma anche all'ambiente in cui viviamo".
Intanto a Trento si è fatta strada l'idea di promuovere un "Bio distretto". "E' una sfida difficile - afferma l'assessore Stanchina - ma i partner ci credono, il nostro obiettivo è di arrivare ad approvarne in breve tempo la costituzione in Consiglio comunale. E all'edizione 2018 della "Smart city week" il cibo sarà uno dei temi centrali.