
Con quasi 30 anni di esperienza nell’ambito della salute globale, moltissime esperienze sul campo, in paesi poveri e dilaniati dalla guerra, Flavia Bustreo ha certamente molto da dire e da insegnare in tema di salute. Al momento ricopre l’incarico di vicedirettrice generale dell’Oms per la Salute della Famiglia, delle Donne e dei Bambini, ha lavorato in molte parti del mondo tra cui Argentina, Sarajevo, Baghdad durante la guerra del Golfo e nel 1997 è stata l'unico medico italiano in Sudan. Ed è la prima persona in assoluto che l'Italia ha presentato come candidato alla direzione generale dell'Oms.
“La salute materna – ha spiegato - è un indicatore abbastanza preciso di quelle che sono le disuguaglianze tra Nord e Sud, tra Paese ricco e Paese in via di sviluppo. In Sierra Leone il tasso di mortalità materna è il più alto in assoluto (anche se prima dell’epidemia di Ebola tale indicatore stava cominciando a diminuire), in Finlandia invece il più basso. La crisi e le guerre hanno una fortissima influenza in tal senso. Ad esempio, negli anni 2000 quando l’Argentina fu colpita dalla crisi economica ci fu un immediato innalzamento del tasso di mortalità infantile. Ma anche le problematiche delle guerre hanno forti influenze sulla salute mondiale: una forte esperienza in tal senso l’ho avuta in Iraq, Paese nel quale proprio a causa del conflitto venivano a mancare le medicine e le terapie basilari per curare quelle malattie che saremmo in grado, con le conoscenze che abbiamo adesso, di sconfiggere. Penso a casi di bambini malati di leucemia ad esempio. Quando invece sono stata a Sarajevo alla fine del 1992 mi sono occupata anche di fare da “mediatore” interreligioso all’interno della comunità medica. Entrambe queste esperienze mi hanno segnato profondamente, e da allora non ho più seguito un percorso clinico, individuale come medico, ma ho fatto quello che sentivo, ovvero salvare più vite umane possibile attraverso una conoscenza generale di salute pubblica e così mi sono trasferita a Londra dove ho frequentato un’importante scuola e ho approfondito in particolare il settore dell’epidemiologia.
Poi Flavia Busreo ha viaggiato anche in Sudan, dove si è occupata del problema della mutilazione genitale femminile, ha lavorato per sei anni alla Banca Mondiale con un incarico da parte dell’Oms con l’obiettivo di influenzare gli investimenti in Salute in Paesi con reddito medio basso. “Un’esperienza differente per me – ha spiegato – ma che ha portato molti frutti perché da allora la Banca Mondiale cominciò a investire in maniera concreta nei Paesi del Terzo Mondo”. Proteggere e promuovere il diritto alla salute rimane comunque una responsabilità di tutti i Paesi senza distinzione di alcun tipo, in riferimento a origine, colore, sesso, lingua, religione, opinione politica, origine sociale, proprietà, nascita, disabilità o di altra condizione. Con la promozione, ad esempio, di specifici programmi focalizzati proprio sulle donne e i bambini. Sappiamo che loro sono in grado di svolgere un ruolo determinante nella società, ma solo se in buona salute. E l'Oms ha il dovere di garantirla a tutti loro.
La maggior parte dei Paesi ha messo a punto strategie e programmi innovativi per promuovere una salute sostenibile, ma a oggi solo la metà dei paesi membri dell'Oms vede riconosciuto il diritto alla salute a livello costituzionale. l’Italia ha davvero molto da dire nel campo della salute pubblica, dove abbiamo raggiunto risultati eccellenti, basti pensare alla mortalità materno-infantile o al fatto che siamo il secondo paese al mondo con la più alta proporzione di persone sopra i 65 anni, dopo il Giappone: questa longevità significa una qualità di vita eccellente. Soprattutto ci contraddistingue avere in Costituzione il diritto alla salute come diritto fondamentale, che si è tradotto in una copertura sanitaria universale: questa esperienza è importante, perché sappiamo che nel mondo invece ci sono inequità marcate fra i paesi.
Ci sono Paesi a reddito medio basso che hanno ottenuto risultati importanti, come l’Etiopia, il Nepal e altri ancora, dove i bambini e le donne possono tornare a sorridere. Riferendosi poi ai vaccini, tematica quanto mai attuale, è evidente che questi si comportano in maniera “egualitaria” e che la loro efficacia e diffusione non può prescindere dalla memoria storica. Hanno contribuito a debellare malattie per le quali si moriva fino a poco tempo fa e lo stesso OMS ha un sistema di sorveglianza sugli effetti collaterali dei vaccini, anche di quelli nuovi. Certo è che il rispetto dei diritti umani e la lotta alle disuguaglianze e alle discriminazioni contro le donne, i bambini e gli adolescenti sono stati riconosciuti a livello mondiale come centrali per l'attuazione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile per il 2030. Per molti altri Paesi, invece, si tratta di una sfida significativa e ancora aperta.
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