Venerdì, 02 Giugno 2017 - 14:43 Comunicato 1417

La salute ad ogni costo? Remuzzi spiega come è migliorato l'accesso alle cure in Italia

Due classifiche significative hanno aperto questa mattina nella Sala Filarmonica l'incontro con Giuseppe Remuzzi al Festival dell'Economia di Trento: quanto si muore di meno nel mondo grazie alle cure ricevute e quanto si spende per la sanità nei maggiori Paesi industrializzati. Sorprendentemente l'Italia si colloca al secondo posto nella prima, con una spesa pro-capite che rappresenta poco più del 9% del PIL (un dato sotto la media europea), mentre gli USA sono in fondo alla classifica, pur investendo mediamente 9.237 dollari a persona (16,6% del PIL). Remuzzi, professore di Nefrologia all'Università di Milano e coordinatore di ricerca all’Istituto Mario Negri di Bergamo, ha spiegato che dalla sua introduzione, nel 1978, il nostro Servizio Sanitario Nazionale ha migliorato moltissimo l'accesso alle cure per tutti e quanto l'Italia sia riuscita ad abbattere il costo di certi farmaci salvavita. L' evento è stato moderato da Stefano Marroni, Vicedirettore del Tg2, che ha messo campo questioni cruciali, come il costo di gestione degli ospedali e del personale medico, il ruolo fondamentale della politica nel progettare responsabilmente e a lungo termine la sanità pubblica e il rischio generato da campagne antiscientifiche che favoriscono un approccio non razionale alla gestione della malattia nelle singole persone.

Ponendo la questione dell'industria farmaceutica, i cui ritrovati hanno spesso cambiato la vita della gente, Remuzzi ne ha riconosciuto i meriti, pur ritenendo fondamentale che affronti le proprie responsabilità, creando versioni diverse di farmaci che possano curare malattie importanti, come l'epatite C, a costi accessibili. Ha poi richiamato tutti alla responsabilità personale: risolvere i problemi di salute ha un costo e quello che ciascuno fa si riflette sugli altri. I principali fattori di rischio, come l'ipertensione, il sovrappeso, il fumo potrebbero essere ridotti al minimo grazie a migliori scelte individuali, come ridurre le calorie e muoversi di più. A livello di gestione sanitaria sarebbe invece necessario eliminare interventi inutili, per evitare gli sprechi e rimborsare soltanto ciò per cui ha efficacia. La salute è un'impresa; sembra un paradosso, ma l'ospedale pubblico, pur dovendo essere in attivo, non deve lavorare per aumentare il fatturato, come uno privato, ma per garantire le cure a costi ridotti. Le disuguaglianze esistono ed esistono persone ricchissime che hanno tutto il diritto di spendere per le migliori cure - tanto che oggi anche in Italia si assiste ad un "turismo sanitario" che cerca i servizi di qualità nelle nostre cliniche - ma allo stesso tempo è necessario mantenere un servizio pubblico valido per tutti. Una soluzione potrebbe essere integrare con il privato laddove il pubblico non arriva. Remuzzi è stato poi molto critico con il sistema attuale, che permette l'esercizio della professione intramoenia ai medici: chi vuol esercitare in privato dovrebbe farlo non gravando sul sistema pubblico. Il nocciolo della questione è dunque è una public policy adeguata, perché il sistema della salute, ha evidenziato Remuzzi, contribuisce anche alla crescita economica di un Paese, aumenta la sicurezza, la stabilità sociale, persino il lavoro, dato che per ogni medico assunto c'è necessità di persone in più nell'amministrazione e nella gestione della sanità. La gente possiede, su questo, uno strumento potentissimo, ha concluso il professore: la possibilità di chiedere a gran voce ciò che è giusto e di influenzare le decisioni dei politici, avendo idee chiare e soprattutto accesso alle informazioni. 

Web: http://2017.festivaleconomia.eu 
Twitter: @economicsfest 
Facebook: https://www.facebook.com/festivaleconomiatrento

(sil.me)


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