
A otto anni dall'inizio della crisi, con il suo libro Federico Rampini ha aperto il vaso di Pandora. Nella sua introduzione Onado sottolinea che è ora di accendere i riflettori sul mondo della finanza. "Durante la narrazione emerge che i problemi di fiducia in questo settore sono su tre dimensioni: quella dei clienti nei confronti degli istituti di credito, delle banche che manipolano i mercati, della finanza che non sostiene più la società".
Il corrispondente di "Repubblica" sul tavolo ha sparpagliato ritagli di giornali con la cronaca dei fallimenti bancari italiani. "Ci siamo scoperti fortemente vulnerabili alla malafinanza, ma gli stessi bancari agli sportelli non sanno cosa stanno vendendo. I veri responsabili sono ai vertici, sono loro che piazzano i titoli tossici".
Uno dei problemi principali è che al risparmiatore italiano non è stato spiegato come sta cambiando la legislazione; c'è una rivoluzione normativa in atto che solo pochissimi riescono a cogliere.
Stessa cosa negli Stati Uniti dove, nonostante sette anni di ripresa e un'economia dinamica, c'è un forte disagio sociale, raccolto dai candidati presidente Donald Trump e Bernie Sanders. Questo perché non è stato cambiato il modello di sviluppo e si è lasciato spazio alla finanziarizzazione dell'economia: la finanza domina l'economia reale, non è al suo servizio e questa non è una situazione sana. Rampini porta come esempio Apple, che ormai è diventata una banca, mentre nella Silicon Valley si diventa ricchi tramite la quotazione in borsa, non più con le invenzioni.