Una delle cose che Lorenzo Bernardi dice sempre di se stesso è che è soddisfatto di avere un carattere che lo rende perennemente insoddisfatto. È questa mentalità uno degli ingredienti fondamentali che lo ha portato a vincere nel volley tutto quello che ha vinto, da giocatore e da allenatore, a far parte di quella “generazione di fenomeni” che ha portato la Nazionale a conquistare due mondiali consecutivi, a essere riconosciuto come Miglior giocatore del XX secolo e a cambiare la pallavolo italiana e mondiale. Ma perché “La regola del 9”, gli è stato chiesto. “Perché ho vinto nove scudetti portando sempre sulla schiena il numero 9, ma anche perché – ha confessato Bernardi – mia moglie è nata il giorno 9 e il giorno 9 ci siamo pure sposati”.
La sua autobiografia è il racconto di una storia iniziata a Trento alla Palestra delle Scuole medie Bresadola, dove lo ha avviato alla pallavolo Marco Angelini, ed è proseguita ai massimi livelli con la conquista dei nove scudetti e di cinque Coppe Italia, tre Supercoppe italiane, quattro Coppe dei Campioni, due Coppe delle Coppe, quattro Coppe CEV, due Supercoppe europee e inoltre un argento alle Olimpiadi, due ori mondiali, tre ori europei, cinque World League e una Coppa del Mondo.
Ma più che per snocciolare i titoli conquistati in carriera, l’incontro di oggi ha fornito occasione per far emergere dall’elenco dei successi qualche ricordo familiare e per parlare dei personaggi che lo hanno accompagnato in questa straordinaria avventura, primo fra tutti Julio Velasco che lo ha allenato alla “Panini” di Modena e in Nazionale, tenendo a battesimo quella che resterà nella storia del volley come “la generazione dei fenomeni”.
Tutto questo emerge dalla pagine del libro, che si propone di insegnare anche a chi lo vorrà leggere come impegnarsi a dare sempre il massimo per arrivare a conseguire i propri obiettivi, ma senza mai dimenticare che è il gioco di squadra quello che fa la differenza.