
Questo volume sul vino nasce appunto dall'ultima delle sessioni di SPEA, tenutasi nel 2010 dietro diretta sollecitazione di Attilio Scienza, l'enologo insigne già direttore dell'Istituto Agrario di San Michele, docente a Milano di biologia e genetica della vite, e di Gaetano Forni, storico dell'agricoltura, archeologo e museografo, direttore e animatore instancabile del Museo Lombardo di Storia dell'Agricoltura di Sant'Angelo Lodigiano. Innesco detonatore all'immaginazione scientifica di Scienza e Forni è il libro La frontiera nascosta degli antropologi americani John Cole e Eric Wolf, pubblicato qualche anno fa dal Museo di San Michele: una formidabile proposta teorica sulla capacità delle culture di forgiare e modellare il paesaggio agrario. Che cosa ci raccontano, a questo proposito "le frontiere nascoste della cultura del vino", cioè le frontiere genetiche, linguistiche, culturali, che suddividono in centinaia di tessere minute, come quelle di un puzzle, l'universo enoico che circonda la nostra cultura europea e le sue derivazioni d'oltreoceano?
Per rispondere a queste domande, il Museo ha chiamato a raccolta genetisti, ampelografi, archeologi e antropologi, per un incontro forse unico nel suo genere. L'esito dei loro contributi è contenuto in questo volume, che viene a chiudere la serie degli Annali di San Michele, e che per la prima volta viene stampato in coedizione con la Fondazione Edmund Mach, ex-Istituto Agrario.
Perché a "chiudere la serie" lo spiega Giovanni Kezich, Direttore del Museo: "Questo volume, che appare a quasi quattro anni di distanza dal convegno, con ogni probabilità sarà l'ultimo di questi Annali di San Michele che per 25 anni hanno costituito, nel campo solo apparentemente affollato della cultura alpina, un punto di riferimento di indiscutibile qualità. Considerazioni di budget e di strategia organizzativa, impediscono infatti al Museo nella temperie odierna di potersi accollare più oltre l'impegno dell'editing e della realizzazione annuale di un volume di 400 e passa pagine. È venuta a mancare inoltre la possibilità di riunire regolarmente lo SPEA, che con gli atti delle sue discussioni costituiva la fonte principale dei contributi da raccogliere in volume. Con rammarico, con mestizia, con un po' di imbarazzo, il Museo è pertanto costretto oggi ad ammainare questa piccola bandiera, pur con la consapevolezza di un lavoro di qualità, svolto con coerenza e costanza, che lascia una traccia non indifferente, e anzi del tutto cospicua, nella bibliografia degli studi alpini. E tanto più, ci piace concludere con il brindisi ideale di questo volume sul vino, che per qualità sta certamente alla pari dei suoi predecessori nella serie". -