
In una casa kenyota si è scelto di far nascere un pulcino sotto la stufa/forno, ove solitamente si mettono la legna ad asciugare o le scarpe bagnate. Vi è infatti una temperatura che si avvicina a quella delle professionali incubatrici a lampada che troviamo nei moderni allevamenti di pulcini occidentali. Sopra non c'è una lampada ma la pietra refrattaria che trattiene ed emana calore. Le pietre trattengono a lungo il calore permettendo un'emanazione costante che favorisce la schiusa delle uova e fornisce il tepore per far crescere forte il pulcino nella prima settimana di vita. Il forno ha poi una cavità a livello del terreno, tipica delle nostre stufe a olle. Qui, i pulcini appena nati possono trovare del mangime ad hoc. L'ambiente è estremamente pulito, caldo, secco e protetto. Qui sotto, al buio, il pulcino passa la prima e seconda settimana di vita. I pulcini, con qualche settimana di vita, possono poi crescere indisturbati. A mano a mano che crescono si allontanano dalla cavità della stufa, ma rimanendo vicini al calore, sviluppando le prime piume.
Sono state costruite finora tre stufe. "L'esser riusciti a sostituire le nostre incubatrici a lampada con un semplice sottoforno, che non necessita di energia elettrica e che si può diffondere in ogni famiglia africana, ha permesso di vincere il prestigioso Green Innovation Award", ha dichiarato Thomas Gichuru.
Si tratta di un sistema piuttosto artigianale che si rifà alle stufe a olle del Trentino e adattato dagli stessi africani. La stufa è ricoperta di terracotta e non di piastrelle decorate a mano, il sistema è molto meno costoso e quindi accessibile ai più poveri delle campagne poste ai piedi del Monte Kenya. La cosa importante è che permette di avere un terzo di polli in più da mettere in pentola; stavolta sopra la stufa. Per le povere famiglie africane è un'innovazione non da poco. E, nel contempo, si consuma un terzo di legna in meno. E' stata la combinazione "meno legna più polli" che ha interessato sia il Ministero dell'Ambiente del Kenya che la sede di Nairobi delle Nazioni Unite.
Il progetto delle stufe è denominato Tree is Life ed è sostenuto dalla cooperazione trentina (Ipsia del Trentino e Fondazione Fontana con la Provincia autonoma di Trento) ed ha avuto come testimonial la biologa Wangari Maathai, commissaria dell'Unione Africana e Premio Nobel per la Pace (nel frattempo scomparsa). Quand'era viceministro all'ambiente diffuse in tutto il Kenya la pratica trentina della festa dell'albero. Oggi ci sono più di 80 vivai di piccoli alberelli, utilizzati per fermare il deserto.
La giuria era composta da un team di 20 esperti, che ha valutato progetti di 17 paesi diversi. Il progetto delle stude è esposto presso la sede delle Nazioni Unite di Nairobi.
La Fondazione Fontana, assieme ad Ipsia ed altre organizzazioni in Trentino e nei sud del mondo, hanno anche redatto la Carta di Trento per una migliore cooperazione internazionale e che affronta, anno dopo anno, gli otto obiettivi del millennio.
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