Nel corso del tempo, dal 1921 ad oggi, si è assistito ad un mutamento radicale nell'andamento della popolazione. Mentre negli anni '20 e '30 la popolazione residente ha subito un progressivo decremento (con circa 371.000 residenti nel 1936), risentendo sia delle vicende belliche che dei movimenti migratori dei trentini verso l'estero, nei decenni successivi, ed in particolare durante il periodo del boom economico, la popolazione ha registrato un deciso incremento, raggiungendo la quota di circa 443.000 persone nel 1981. Negli anni '80 la crescita ha subito una nuova battuta d'arresto: la popolazione è cresciuta ad un ritmo pari a meno della metà dell'incremento verificatosi nei tre decenni precedenti. Negli ultimi due decenni, infine, si è assistito ad un aumento significativo della popolazione: tra il 1991 ed il 2001 l'incremento è stato del 6% e dal 2001 al 2011 quasi dell'11%.
La dinamica della popolazione dipende da due componenti: una naturale (nati e morti) e una sociale (iscrizioni e cancellazioni anagrafiche). Analizzando dapprima la componente naturale, si rileva che la consistenza dei nati in provincia di Trento ha subito notevoli variazioni nel corso del tempo. Negli anni '60 nascevano oltre 7.000 bambini ogni anno, toccando quota 8.079 nel 1964. A seguire, si è assistito dapprima ad una progressiva diminuzione fino a metà degli anni Ottanta, in cui i nati sono scesi a poco più di 4.000 unità, e poi ad una ripresa graduale fino ai circa 5.500 nati del periodo più recente. Per quanto riguarda i morti, questi si sono mantenuti quasi sempre al di sotto delle 5.000 unità. Nel primo periodo, quindi, i nati sono risultati nettamente superiori ai deceduti e si è registrato un saldo naturale (differenza tra nati e morti) che ha superato anche le 3.000 unità. Negli anni '80 il saldo naturale è diventato invece negativo, per tornare su valori positivi dal 1992 ad oggi.
L'evoluzione della popolazione è influenzata anche dall'andamento delle iscrizioni e cancellazioni anagrafiche. Il volume complessivo degli iscritti, provenienti sia dall'Italia che dall'estero, è stato pari a circa 12.000 unità fino alla fine degli anni ‘90, per poi crescere progressivamente fino alle circa 20.000 degli anni più recenti. Nello stesso periodo le cancellazioni anagrafiche si sono attestate tra 8.000 e 9.000 unità per la maggior parte del periodo, con valori prossimi alle 13.000 solo negli anni più recenti. Il saldo sociale è risultato, quindi, sempre positivo e via via crescente, contribuendo in modo significativo all'incremento demografico della provincia.
La lettura di alcuni indicatori demografici, calcolati in serie storica, permette di comprendere anche gli aspetti qualitativi legati all'evoluzione della popolazione.
L'età media della popolazione attualmente è pari a 42,2 anni ed appare crescente nel tempo; distinta per genere, è di 40,6 anni per i maschi e 43,7 per le femmine, confermando la maggior presenza delle donne nelle età più anziane. Dal 1986 ad oggi l'età media è aumentata di circa 4 anni sia nel valore complessivo che distinta per genere.
L'area sensibilmente più giovane è quella del Comun General de Fascia (età media pari a 40,2 anni) mentre la Magnifica Comunità degli Altopiani cimbri è la zona più anziana, con un'età media pari a 45,9.
Il numero medio di figli per donna dagli anni sessanta in poi ha subito notevoli modificazioni. Nel 1964, anno del baby-boom, la donna trentina partoriva in media 2,8 figli, per poi calare fino a 1,3 nel 1984. Attualmente risulta pari a 1,53. La provincia di Trento si colloca al secondo posto nella graduatoria nazionale, dopo la provincia di Bolzano, da sempre tra le aree con la più elevata fecondità in Italia. A livello internazionale, invece, la provincia di Trento si situa ad un livello molto lontano da quello di altri paesi europei, quali Francia e Regno Unito, prossimi a 2 figli per donna.
La speranza di vita alla nascita (o vita media) indica il numero medio di anni che una persona si attende di vivere al momento della nascita. Dal 1982 ad oggi è cresciuta di circa nove anni per i maschi e sette per le femmine; attualmente gli uomini vivono mediamente 79 anni e le donne 85, ma la differenza si sta progressivamente riducendo.
In conseguenza dell'allungamento della vita media, aumenta l'incidenza sia degli anziani (di 65 anni ed oltre) che dei grandi anziani (di 80 anni ed oltre), in particolare per la componente femminile.
L'indice di vecchiaia, costruito rapportando il numero degli anziani (di 65 anni ed oltre) al numero dei giovani (fino a 14 anni compiuti), è triplicato dal 1961 ad oggi, passando dal 42,2% al 126,0%. Distinto per genere, l'indice di vecchiaia si differenzia in modo significativo: nel 2009 è pari a 100,6 per i maschi e a 153,0 per le femmine. A livello di Comunità di Valle esistono differenze significative: il Comun General de Fascia si conferma come l'area più giovane del Trentino (96,7 anziani ogni 100 giovani), mentre nella Magnifica Comunità degli Altopiani cimbri e nella Comunità di Primiero si rileva la maggior presenza di anziani (rispettivamente 199,6 e 149,9 ogni 100 giovani).
L'indice di carico sociale è calcolato rapportando la popolazione in età non lavorativa (convenzionalmente "a carico" perché giovane o anziana) a quella in età lavorativa (tra i 15 ed i 64 anni): nel corso del tempo ha subito contenute modificazioni nel suo valore complessivo, passando dal 45,7 degli anno '80 al 53,0 nel 2009, mostrando che la quota di persone "a carico" è pari a circa la metà delle persone in età lavorativa. Distinto per genere, ammonta a 47,9 per i maschi e 58,3 per le femmine.
Scomponendo l'indicatore nelle sue due componenti (i giovani e gli anziani) risulta che la quota più rilevante del "peso" è imputabile alla componente anziana e che l'incremento del valore dell'indice è legato al progressivo invecchiamento della popolazione.
A livello di Comunità di Valle, si nota come la Magnifica Comunità degli Altopiani cimbri sia l'area con il più basso valore dell'indice di carico sociale giovani (19,1) ma il più alto indice di carico sociale anziani (38,1), confermando la presenza di una popolazione residente relativamente più vecchia che nel resto del Trentino.
L'indice di ricambio (calcolato rapportando la popolazione tra i 60 e i 64 anni e quella tra i 10 e i 14 anni) misura il rapporto tra la popolazione che per convenzione sta per uscire dal mercato del lavoro e quella che vi sta entrando. Nel 2009 l'indice è risultato pari a 114,6, indicando che, dal solo punto di vista demografico, il numero di chi si appresta ad uscire dal mercato del lavoro è maggiore di quello di coloro che stanno per entrarvi. A livello di Comunità di Valle, l'indice varia tra il minimo della Comunità della Valle di Cembra (91,0) e il massimo della Magnifica Comunità degli Altopiani cimbri (146,5).
Analizzando la componente straniera, si rileva che attualmente gli stranieri residenti in provincia di Trento sono poco più di 46.000: la loro consistenza è andata via via crescendo a partire dall'inizio degli anni Novanta. Distinti per genere, sono costituiti per il 51,5% da donne. La prevalenza della componente femminile è un fenomeno recente ed è collegato anche alla presenza delle badanti. Negli anni Novanta e fino al 2006 la quota più consistente era, infatti, rappresentata dai maschi, che inizialmente erano quasi il doppio delle femmine.
La comunità straniera con la maggior consistenza numerica è quella romena, seguita a lunga distanza da quelle marocchina e macedone.
A livello di Comunità di Valle, si nota una presenza cospicua di stranieri residenti nel Territorio Val d'Adige e nella Comunità Rotaliana-Königsberg, mentre le aree in cui gli stranieri residenti sono meno numerosi sono la Comunità di Primiero e la Magnifica Comunità degli Altopiani cimbri.
La popolazione straniera è nettamente più giovane e questo contribuisce a rendere relativamente più giovane la struttura per età della popolazione trentina. Nel 2009 l'età media degli stranieri è pari a 30,3 anni (29,2 anni per i maschi e a 31,3 anni per le femmine). La popolazione straniera ha, quindi, mediamente 12 anni in meno di quella complessiva trentina.
Anche la natalità degli stranieri contribuisce in modo determinante a sostenere il peso della componente giovane. Nel 2009 il tasso di natalità risulta pari a 20,2‰ per gli stranieri e a 9,3‰ per gli italiani; nel complesso, determinato sulla popolazione totale, ammonta invece a 10,3‰.
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