Fabrizio Franchi, prendendo la parola, ha posto l'attenzione sulla delicatezza del compito di comunicare nel modo corretto la montagna e sulla difficoltà, a volte, di rappresentarla nel modo giusto.
Vittorio Cristelli, in apertura del suo intervento, ha voluto dedicare una riflessione al riconoscimento che l'Unesco ha dato alle Dolomiti. Ha puntualizzato che il riconoscimento è una cosa molto seria e le Dolomiti, proprio per aver ricevuto questo riconoscimento, appartengono a tutti. "Le Dolomiti sono valori ai quali educare, da conoscere, sono un dato culturale da comunicare. Fanno parte, già di loro, del mondo della comunicazione". Il sacerdote e "arguto" giornalista (come lo ha presentato Fabrizio Franchi) sempre riguardo alle Dolomiti ha precisato che "serve una comunicazione addomesticata e produttiva". Cristelli ha messo in guardia rispetto alla bellezza straordinaria del Bene Naturale "la meraviglia ci può giocare un brutto scherzo e cioè di fermarci alla meraviglia e cadere nel 'deismo' , mentre Dio è totalmente altro. La natura è la scala verso Dio". Il sacerdote ha puntato l'attenzione anche sull'aspetto antropologico: "noi ci abitiamo, nelle Dolomiti. C'è la tendenza di qualcuno di liberare la montagna dalla presenza antropica. Tra le caratteristiche delle Dolomiti vanno indicate anche le popolazioni che ci abitano, i loro usi e costumi, le loro tradizioni che ne hanno poi permesso la loro sopravvivenza. E' importante amministrarle bene, le Dolomiti. Oggi, nell'era della comunicazione, anche amministrare, se non viene comunicato, non è considerata un'azione completa." Cristelli ha voluto poi ricordare che quasi tutte le cime delle Dolomiti "culminano nell'immagine della croce. E queste croci sono tipiche del paesaggio dolomitico e aggiungo che se le Dolomiti sono Patrimonio dell'Umanità anche le croci sono patrimonio dell'Umanità e non solo delle chiese".
Gianluigi Bozza, vicepresidente del TrentoFilmFestival ha esordito dicendo che "oggi il giornalismo, anche quello della carta, vive per immagini e trasmette immagini. Si può fare comunicazione in tanti modi. Ho fatto questa premessa perchè tra giornalismo e immagini c'è molta connessione". Gianluigi Bozza ha ricordato la nascita del TrentoFilmFestival nel 1952 e ha portato alcuni esempi di pellicole proiettate negli anni al TrentoFilmFestival, per esemplificare come cambia il modo di comunicare la montagna per immagini.
Ha poi preso la parola Franco de Battaglia: "Ad andare in montagna si fa fatica, ma hai le risorse e sei un uomo libero: questa idea della montagna vive ancora. Chi abita e vive in montagna se ha ancora questo pensiero sopravvive a tutto. La montagna come alternativa possibile perchè la montagna vede l'incontro tra il Creato e la spiritualità. Questo è un po' il soffio che porta alla redenzione, alle anime (come diceva San Paolo). Occasione di vita, contrasti di emozioni, alternativa di vita che diventa alternativa possibile di una natura creata libera verso una virtualità che annulla lo spazio e il tempo". De Battaglia ha posto l'attenzione sul fatto che anche in cima alla montagna possiamo essere raggiunti dallo squillo del telefono e quindi non siamo più liberi. "La montagna è un condensatore delle esperienze: non è un caso che siano alte come quel velo di carta velina che circonda la terra e ci separa da questo vertiginoso infinito dietro di noi. Queste esperienze della montagna vengono raccontate, spesso, in maniera diversa. Oggi la dimensione della montagna c'è nei libri, nei film, mentre non entra, quasi per nulla, nella comunicazione quotidiana". De Battaglia ha ricordato come Don Lorenzo Guetti (fondatore della Cooperazione trentina) raccontando di montagna ai soci della cooperazione parlava di coo-montanari. Lo storico e giornalista ha parlato di "esasperazione dell'informazione, spesso la montagna è killer, quando uccide - vede solo un aspetto della montagna -. Il racconto della montagna spesso, oggi, è dissociato e ne esce un'immagine di montagna storta, un'informazione parziale, emotiva. Forse però è arrivato il momento di mettere insieme tutti questi aspetti e cominciare a comunicarla nella maniera corretta. La montagna fa parte del mondo a tutti gli effetti, dobbiamo poter riscoprire le alternative possibili. In questo momento di passaggio, l'economia, per riprendersi ha bisogno della montagna, della sua spiritualità. Anche il turismo ha bisogno di tornare ad essere spiritualità. Ricordo che in Val di Fassa c'erano le 'case di spiritualità'. Anche l'alpinismo ha bisogno di questo recupero. La spiritualità diventa difesa del Creato, difesa dell'ambiente. La sfida di un'informazione cattolica, per timori vari, è stato ed è in ritardo su questi temi. Mi piace ricordare che qui a Trento è stato uno dei primi luoghi da dove è stato raccontato, al sinodo del 1987, l'impegno dei Cristiani nella difesa del Creato".
Nadio Delai, in apertura del suo intervento, ha detto che "la comunicazione è sempre un anello di congiunzione del mondo con ciò che cambia, che sta cambiando". Delai ha parlato di "mutazioni antropologiche" e ne ha indicato i tre segnali negativi: "il mito facile della conquista (il mito facile è la negazione del mito) della montagna più alta (rovesciamento totale dei valori che la montagna comunicava - fatica declinata con la responsabilità, la responsabilità che è anche responsabilità della vita degli altri); la montagna che viene proposta indistintamente al resto (tratto negativo antropologico che, per fortuna, si sta esaurendo) rivelando, peraltro, l'incapacità di godere della differenza; la cultura della montagna passa per la virtualità (è più facile vedere un film, un video fatto bene...): vince la montagna parlata, piuttosto che della montagna 'giocata'. Vince la montagna non vissuta ma virtuale. Questi tre tratti antropologici - ha continuato Nadio Delai - vanno considerati da chi fa informazione. Vanno considerati per fare buona informazione. Quali sono i segnali del nuovo ciclo? 1. cosa succede nel ciclo più generale che cambia: lo sgonfiamento delle bolle immobiliari, porta anche allo sgonfiamento della bolla dell'io. Oggi siamo nei liquami di questa bolla: ci sono, però, anche segnali della stagione del 'noi'. 2. tratto antropologico, sgonfiamento della bolla finanziaria che porta al ritorno dell'economia reale. La centralità dell'economia reale oggi si fa sentire. La graduale riscoperta della naturalità, interpreta l'economia reale a tutti gli effetti. C'è bisogno di tornare alla montagna reale, non al reality della montagna. 3. Si è sgonfiata la bolla della comunicazione. Ciò non vuol dire che non c'è comunicazione ma, spesso, c'è solo rumore. Bisogna trovare le modalità per fare comunicazione vera. La montagna è un po' il capo d'esercizio: dobbiamo re-interpretarla. Insisto sulla necessità di avere una buona classe dirigente: ci vuole il coraggio e la competenza di interpretare il cambiamento. Bisogna esercitare un po' di verticalità: in un tempo in cui tutto è diventato orizzontale (potere della rete - web), l'orizzontalità ha stufato. C'è domanda di autorevole verticalità - ha concluso Delai - di padri, di sacerdoti, di persone di legge autorevoli. Infine ricordatevi che un modo di interpretare questo aspetto è di smetterla con la recitazione dei valori che si tramutano in virtù quotidiane. La montagna ha bisogno della virtù, la nostra civiltà ha bisogno della virtù. Oggi è il momento delle virtù forti: ci vuole la tenacia, l'inventiva, la generosità di pensiero, di fatica, di solidarietà. Facciamo esercizio di questo sulla montagna per fare esercizio sul Paese".
Il dirigente generale del dipartimento affari istituzionali e legislativi Fabio Scalet intervenendo all'incontro ha posto l'attenzione sul fatto che "questa del IX' Forum dell'Informazione cattolica è una ghiotta occasione per parlare della montagna, delle problematiche che la circondano. La montagna è conosciuta, è nota fin dall'antichità ma è sempre stata una cerniera fra nord e sud Europa (parlando delle Alpi). La montagna costruita, quella che noi identifichiamo con il nostro territorio, con il nostro paesaggio, che ha circa 1000 anni (così come la rappresentiamo), è molto importante per la mobilità e i collegamenti, ma anche perchè si è creata una bio-diversità comunitaria davvero eccezionale. Si è creata anche una situazione istituzionale che ha comportato la creazione di una miriade di entità giuridiche. Nelle nostre Alpi si è affermata un'entità territoriale molto importante. la Svizzera è il miglior esempio in questo senso. L'appiattimento non solo fisico, ma anche economico per la montagna è cominciato con gli Stati Nazionali. noi notiamo che la montagna e quindi anche le configurazioni istituzionali e giuridiche sono abbastanza sconosciute sia allo Stato sia alla Comunità europea, nel senso che si ignora che la produzione di norme e regole per il resto dei territori, si attaglia benissimo per le pianure, ma non funziona per la montagna. L'unica realtà che comincia a farsi sentire è 'La Convenzione delle Alpi': recentemente è stata ratificata dallo Stato italiano. Gli otto protocolli sono molto importanti perché rappresentano una sorta di Costituzione materiale con la quale noi potremmo imporci in Europa: in questo contesto è importante sapere che nel 2013-2014 la Convenzione delle Alpi farà capo all'Italia. Sempre queste entità istituzionali cercano di muoversi in modo autonomo, da protagoniste, ma il prossimo avanzamento è la cosiddetta macro-regione alpina, che non vuol dire creare un altro ente, un altro carrozzone, ma significa mettere in collegamento tutte le realtà alpine regionali, senza creare nuove strutture, ma per innervare bene nel tessuto europeo comunitario questa realtà che ha bisogno di riconoscimento".
Davide Sapienza, scrittore che nasce come esperto di musica e diventa appassionato di montagna, 'una delle voci giovani, fra gli scrittori, più interessanti', ha raccontato la sua storia dicendo che "22 anni fa ho deciso di trasferirsi in montagna, in un paese di montagna perchè trasferirmi in montagna mi avrebbe dato tantissime cose che qui sono state riassunte. Per me vivere la montagna, 'camminarla', respirarla, ha voluto dire anche fare una profonda riflessione di umiltà. L'io non sta nel soggetto ma nella relazione. Quando ho debuttato in narrativa (2004) venni a Trento a presentare quel libro, al TrentoFilmFestival e fu un esperienza bellissima. Con quel libro ho messo in discussione tutto. Sono andato a vivere in montagna per conoscere persone che avevano una storia differente, avevano qualcosa da raccontare, una biodiversità che io non conoscevo: questo mi ha fatto capire chi ha le radici vere in montagna. Abbiamo un deficit di legame con la natura, dovremmo promuovere un cambiamento culturale. Se io non avessi avuto la montagna non avrei trovato la mia voce di scrittore. Le leggi sull'ambiente sono straordinarie, ma con esse non si promuove la difesa dell'ambiente: si misura il livello di abuso". Lo scrittore, che stasera a Cavalese riceverà il premio "Sentinella del creato", è fortemente impegnato nella promozione dei diritti della natura.
A prendere la parola per ultimo è stato Alberto Folgheraiter, giornalista, scrittore di testi che raccontano la montagna da punti di vista non consueti: "noi giornalisti di città dimentichiamo che la montagna è di chi la vive e la abita. Spesso la montagna fa notizia solo in negativo. Quando accadono disgrazie la montagna diventa assassina o quando fa bel tempo la montagna fa notizia dal punto di vista economico. Fa notizia anche quando si dimenticano gli uomini che la abitano e si privilegiano gli animali. e noi giornalisti, spesso, siamo poco informati e non riflettiamo abbastanza su ciò che stiamo per dire o scrivere". Il giornalista ha spiegato quanto sopra con esempi di fatti realmente accaduti e comunicati con 'leggerezza', per non dire in modo scorretto. (fs). -
Al via la seconda giornata di lavori del IX' Forum dell'Informazione cattolica
LA MONTAGNA DI CARTA, UNA RIFLESSIONE A PIU' VOCI SU COME COMUNICARE LA MONTAGNA
Seconda giornata di lavori per il IX' Forum dell'Informazione cattolica che si tiene a Trento e a Cavalese fino alla tarda mattinata di domani, domenica 17 giugno. La sessione del mattino è stata dedicata alla comunicazione, al modo di comunicare la montagna: tema particolarmente delicato che ha visto al tavolo dei relatori il presidente dell'Ordine dei giornalisti del Trentino Alto Adige Fabrizio Franchi, il sacerdote e giornalista Vittorio Cristelli, lo storico e giornalista Franco de Battaglia, il sociologo e dirigente d'azienda Nadio Delai, il vicepresidente del TrentoFilmFestival Gianluigi Bozza, il dirigente del Dipartimento Affari istituzionali e legislativi Fabio Scalet, lo scrittore Davide Sapienza e il giornalista Alberto Folgheraiter-