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In un'appassionante cavalcata attraverso più di due secoli di storia, sulle tracce di folgoranti intuizioni romanzesche che sin dagli albori del XIX secolo hanno messo a fuoco splendori e miserie di una società, quella europea, rigorosamente classista, il reading di Baliani, per la regia di Claudio Longhi, e con l'aiuto della fisarmonica di Olimpia Greco, ha incrociato i dati economici provenienti dall'opera di Piketty con i personaggi delle opere di Jane Austen e di Balzac. Da un lato, la realtà di un mondo dove solo una piccola fetta della popolazione ha accesso a certi agi, un'abitazione confortevole, carrozza e cavalli per muoversi, servitù, grazie a una rendita che vale circa 20-30 volte il reddito medio di un cittadino normale (quando anche la migliore delle professioni, quella legata al mondo forense, consente di guadagnare solo 5-8 volte di più rispetto alla media), dall'altra i borghesi di Balzac, alle prese con operazioni spericolate per incrementare il proprio patrimonio e avvicinarsi quindi alla "vera" aristocrazia, o le giovani della Austen, la cui prima e principale preoccupazione è quella di un buon matrimonio.
Ad un certo punto tutto questo è sembrato scomparire: a tal punto che l'America dei self made men, società meritocratica per eccellenza, almeno formalmente, si poteva permettere di guardare con malcelato disprezzo ad un'Europa dove la mobilità sociale doveva sembrare certamente molto minore, e dove le vecchie aristocrazie continuavano a perpetuare i loro privilegi e le loro fortune. Ma agli inizi del XXI secolo il peso della famiglia di origine, e del patrimonio che essa può trasmettere alle nuove generazioni, sembra tornato ad essere determinante. La base della ricchezza si è un po' allargata, e l'1% di benestanti dell'Inghilterra di Jane Austen è diventato il 15% dell'America attuale (anche se naturalmente la percentuale di veri super-ricchi è molto più esigua). Tuttavia, il cammino verso una società più giusta e che assicuri a tutti le stesse opportunità sembra essere ancora lungo. -