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Oltre all'insegnamento presso la Harvard University, Jeffrey T. Schnapp è direttore del MetaLAB@Harvard e co-direttore del Berkman Center for Internet and Society. Filologo romanzo di formazione, Schnapp è autore di venticinque libri, più di duecento saggi su autori quali Virgilio, Albertino Mussato, Dante Alighieri, Hildegard von Bingen, Francesco Petrarca e Niccolò Macchiavelli.
Quali interazioni tra ricerca scientifica e ricerca umanistica si possono trovare? Quanto conta in questo rapporto l’avanzare delle tecnologie e il cambiare dei costumi? Questi i grandi interrogativi che hanno fatto da sfondo all’incontro della mattina e, nel primo pomeriggio, alla conferenza pubblica che Schnapp ha tenuto presso l'Aula Kessler del Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale dell’Università di Trento; evocativo anche il tema scelto: "Il design del sapere”.
Il professore si è soffermato sull’importanza dei dati nella società contemporanea, vero e proprio “patrimonio sociale, di cui siamo tutti produttori; mezzo di produzione di saperi e di informazioni ma che, per raggiungere il pubblico, devono essere utilizzati secondo tecniche e modelli innovativi, perché la ricerca ha bisogno di aprirsi ad un pubblico più ampio - di quello tradizionalmente interessato alla scienza - e che solitamente fatica a comprenderne l’importanza”.
Non basta quindi fare ricerca, bisogna anche saperla raccontare e condividere. A questo scopo hanno un ruolo fondamentale le reti e le nuove tecnologie, che non devono essere intese come sostitutive dei canali tradizionali ma aggiuntive, come piazze virtuali, come strumenti che possono essere complementari o diffondere comunicazioni ridondanti.
“L’umanistica digitale – ha ricordato Schnapp - ė un termine che risale alla fine degli anni ‘90 per descrivere il tentativo di raccogliere diverse discipline scientifiche, mettendo in relazione il mondo digitale, la rete come spazio civico, i nuovi mezzi tecnologici, con le discipline umanistiche tradizionali”. Per affrontare il presente, secondo il professore, è fondamentale la cultura della sperimentazione, sperimentare attraverso nuove forme, mettere in dialogo competenze diverse, modellandone di nuove”. (lr)