Per quanto riguarda lo studio delle lingue in Europa Tullio De Mauro ha affermato che c'è necessità di aprirsi al multilinguismo in Europa. “Da anni diciamo che le materie linguistiche vanno sviluppate in tutte le materie e non solo nell'ora di italiano. Uno stimolo a fare questo dovrebbe essere il fatto di avere numerosi ragazzi stranieri nelle nostre classi, ragazzi che vanno veloci nell'apprendimento della lingua del paese che li ospitano. Conoscere una lingua straniera rafforza anche la conoscenza della lingua italiana”. E quando parla di lingue straniere l'ex ministro si riferisce anche a quelle “strane” come l'arabo, il cinese, il russo, il giapponese. “Sarebbe bello - ha detto De Mauro - che da questo Festival si pensasse ad un censimento di quale è la realtà delle lingue nella nostra scuola”.
Non poteva mancare un riferimento al CLIL, al centro dell'attenzione in questo anno scolastico nella Provincia autonoma di Trento. “Fin dal primo libro che uscì molti anni fa elogiai questa metodologia - ha affermato De Mauro rivolgendosi a Gisella Langè, visto che il libro in questione fu scritto proprio da lei. Il metodo è buono a patto però che ci siano insegnanti adeguati e forse siamo ancora lontani da questo obiettivo. Occorrono insegnanti preparati ad insegnare in maniera credibile. Non vorrei che fosse solo una moda”. De Mauro ha anche fatto riferimento al fatto che in molte università italiane, specie nelle facoltà scientifiche, alcuni docenti approcciano lezioni in lingua straniera con troppa improvvisazione. “Si insegna in inglese perché ciò attrae studenti dall'estero”.
L'ex ministro in chiusura dell'incontro ha auspicato uno sforzo per preparare docenti capaci di dare vita ad un CLIL serio e capace di formare le nuove generazioni. Come fare? “Temo che non ci siano altre vie se non quello dei soggiorni all'estero dei docenti. Un anno - ha concluso l'ex ministro - per perfezionare una lingua non è un anno di vacanza. Potrebbe essere una soluzione per far fare un salto di qualità”.