Sabato, 12 Ottobre 2019 - 22:20 Comunicato 2536

L’epopea pallavolistica della “Generazione dei fenomeni”

Luci spente nel teatro sociale a Trento e le immagini dei palloni più pesanti della finale vinta contro Cuba ai Mondiali 1990. Poi l’ex palleggiatrice azzurra Rachele Sangiuliano chiama la formazione dei fenomeni, quella grazie alla quale l’Italia si è scoperta innamorata della pallavolo trent’anni fa: Lorenzo Bernardi (schiacciatore), Marco Martinelli (centrale), Roberto Masciarelli (centrale), Michele Pasinato (opposto), Paolo Tofoli (palleggiatore) e - per l’occasione presentatore della serata - Andrea Zorzi (opposto). La generazione che rese famosi a suon di vittorie epiche i volti di uno sport di nicchia si accomoda allora sulle panchine posizionate sul palco e si lascia andare ai ricordi, a partire dalla fame insaziabile di vittorie con Velasco.

La proiezione degli ultimi punti dell’oro europeo 1989 scatenano gli applausi della platea. “Ricordo la prima riunione individuale con Velasco: mi ha detto che dovevo schiacciare meglio, altroché perdere tempo con gli altri fondamentali”, ha detto sorridendo Zorzi, che oggi è giornalista. “Forse sono stato una sua scommessa, di sicuro fin dall’inizio mi ha chiesto di migliorare in difesa, visto che ero troppo basso a muro”, ha spiegato Tofoli. “Quando mi presero a Modena ero un palleggiatore, lui mi ha trasformato in schiacciatore”, ha fatto notare Bernardi. “Nella prima trasferta in Brasile ricordo la motivazione che Velasco era riuscito ad infondere”, ha sottolineato Martinelli. 

Dopo la vittoria contro Cuba la pallavolo diventa famosa. La volley-mania, a sentire i protagonisti, è stata però un’arma a doppio taglio, che ha un po’ sfilacciato il gruppo di fenomeni. “Sono arrivati sponsor di peso e abbiamo cominciato ad avere più spazio sulla Gazzetta. La pressione si è fatta sentire”, ha analizzato Tofoli. Nel frattempo le “riserve” incameravano successi nella World League ospitata in Asia. “Viaggiavamo in economy e mangiamo solo cibo locale per risparmiare. Le trasferte in Corea erano massacranti, una volta ci siamo dovuti riscaldare in pullman per le proteste studentesche a Seul”, hanno testimoniato “Mascia” e “Paso”.

“Vi siete presentati alle Olimpiadi del 92 come predestinati”, li ha stuzzicati Sangiuliano. “È stata una di quelle annate che cominciano male e finiscono peggio. Non avevamo un’identità, ci mancava qualcosa ancor prima di cominciare”, è stata la risposta di Bernardi. Dopo la sconfitta di Barcellona la Nazionale è riuscita però a ripartire, avviando un nuovo ciclo di vittorie che gli ex pallavolisti al teatro sociale hanno rammentato condite di aneddoti dallo spogliatoio più vincente della pallavolo italiana, battezzato proprio nel 1994 “generazione di fenomeni”.



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