
L’incontro con l'autore” (a cura di Luiss) ha visto protagonista Francesco Saraceno, vicedirettore di dipartimento all’OFCE, il centro di ricerca sulle congiunture economiche di Sciences Po (Parigi). A discutere con lui del suo libro sono stati Floriana Cerniglia (Università Cattolica di Milano) e Fausto Panunzi (Università Bocconi di Milano), coordinati da Tonia Mastrobuoni (giornalista de “la Repubblica”). Si partiva da alcune questioni di fondo: lo studio della storia economica può aiutare leader politici a evitare errori già commessi in passato? Perché la politica monetaria non è riuscita a farci uscire dalla crisi? Qual è il ruolo degli economisti e la loro influenza? “La scienza inutile” ripercorre la storia del moderno pensiero economico, dalla Grande depressione alle crisi del sistema bancario. Il libro racconta una serie di interventi sbagliati a livello politico e istituzionale, corsi e ricorsi. Riferisce di una scienza macroeconomica che non tiene conto di quello che è successo, che non sa adattarsi alla realtà e che quindi può essere salutare se entra in crisi.
Stimolato da chi sta al tavolo con lui, Saraceno precisa che il suo non è un libro di storia del pensiero, né un manuale, ma un libro di teoria economica. Descrive l’economia come un fiume carsico in cui le idee dominano per un periodo e poi possono scomparire e riemergere successivamente. Incoraggia ad approfondire le questioni nella loro complessità. Nessuna pretesa di essere esaustivo, ma l’obiettivo di analizzare in modo neutrale l’interazione tra Stato e mercato, senza dare lezioni: «Che fare? Io non lo so». In realtà qualche indicazione la fornisce. A chi sostiene che non esistono vincoli all’azione del governo, risponde che non è vero. Per lui è legittimo che lo Stato provi a stimolare l’economia, può essere utile anche nel lungo periodo perché si fa crescere capitale, rimane il fatto che se non si riesce a mobilitare le risorse avremo solo aumento dei prezzi e non riusciremo a fare crescere l’economia. «Io non sono a favore dell’austerità» dichiara. Esprime preoccupazione per la perdita di coerenza del sistema e per lo smantellamento del welfare. Si definisce molto keynesiano, sostiene l’influenza degli economisti sulla politica e il ruolo di primo piano delle idee e dice che una nuova Europa è possibile se si ha l’umiltà di riconoscere l’imperfezione del mercato e l’imperfezione dell’azione di governo. Perché, come sosteneva Keynes, nessuna istituzione è perfetta.
Sito: https://2019.festivaleconomia.eu/
Twitter: https://twitter.com/economicsfest
Facebook: https://www.facebook.com/festivaleconomiatrento/
Instagram: https://www.instagram.com/festivaleconomia/