"Ci sono elementi di debolezza - sono state le riflessioni del presidente Dellai - ed è su questi che lavoreremo, raccogliendo gli stimoli arrivati. Il punto di consapevolezza diffuso sul piano delle criticità è che siamo di fronte a uno scenario generale che non è quello di dieci anni fa. Oggi questo crea preoccupazione perché vengono messe in discussione le basi stesse di quel modello di welfare che abbiamo conosciuto alcuni anni fa. Ci dicono che noi trentini abbiamo un'impostazione scandinava, del nord Europa, dei paesi più spinti per universalità ed incisività del welfare, questo è certamente vero, ma il modello è in crisi. Questa deve essere dunque la prima consapevolezza: pensare alla sua sostenibilità. Due le gambe su cui si deve reggere: politiche di istruzione e formazione e politiche passive, integrate sul lavoro. La società sta producendo nuovi bisogni, vi è una crisi profonda, e proprio per questo diventano ancora più imprescindibili i due pilastri su cui deve poggiare il welfare: istruzione e inclusione nei processi lavorativi. Come Provincia autonoma di Trento, da un lato con la delega che abbiamo ottenuto grazie all'Accordo di Milano sull'Università, dall'altro con la titolarità quasi piena sulle politiche del lavoro, possiamo operare scelte fondamentali per una politica sul welfare. Una politica che lo indichi come dimensione trasversale di crescita e di coesione sociale. La scelta forte sulla formazione è per il reinserimento lavorativo, di inclusione sociale, come è il Progettone. Su questi due fronti noi ci siamo: istruzione e lavoro, per essere autonomi non in senso localistico, ma di aiuto al nostro Paese, affinché il Trentino sia sempre più laboratorio, modello di politiche innovative anche nel comparto del welfare".
Per dare continuità a questi stati generali - sono state le conclusioni del presidente Lorenzo Dellai - ci sono cinque parole da prendere a paradigma, su cui lavorare.
Valutazione. "Abbiamo bisogno di implementare e qualificare i metodi di valutazione del nostro welfare".
Formazione. "Abbiamo un welfare spinto che ha bisogno di attori sempre più preparati, sia di tutta la rete della pubblica amministrazione che di quelli della collettività".
Cultura. "Se non si rinforzano i valori civili della comunità non potremo evolvere, l'humus della società è fondamentale perché welfare è un modo di essere. Il Trentino è un luogo dove valori di civiltà, di solidarietà, di auto mutuo aiuto sono consolidati, ma esigono manutenzione. Non può farlo solo la pubblica amministrazione, ma è la società civile che si deve organizzare".
Innovazione. "E' il contrario di auto referenzialità. Sappiamo che è difficile, perché spesso è difficile cambiare, anche qui è una strada in salita, però il contesto nel quale viviamo non ci consente di innovare solo un settore, una parte. Dobbiamo invece smontare e rimontare. Se la sfida è innoviamoci tutti, noi pubblica amministrazione e voi società civile organizzata, allora questo è il risultato più importante di questi stati generali. C'è anche l'innovazione della pubblica amministrazione su cui fare leva ed altra strada è quella delle Comunità di valle che dovranno amministrare attraverso piani sociali pensati per il territorio e scritti dal basso, con con gli attori sociali di quel territorio".
Responsabilità. "Facciamo tesoro delle critiche, ci rendiamo conto che su tematiche così delicate il confronto non è mai sufficiente. Tuttavia prima di tutto serve la responsabilità dei cittadini, stiamo spingendo su questa assunzione di responsabilità del cittadino, delle parti sociali. Poi assunzione di responsabilità anche da parte della comunità, della collettività, visto che circa il 50 per cento delle nostre risorse passa per il terzo settore, per la rete del welfare. Noi non siamo un ente finanziatore, vogliamo essere partner degli attori sociali, sulla base di questo c'è una comune assunzione di responsabilità. Il ruolo del terzo settore è un valore per la collettività".
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