"Le mafie sono grandi fattori di mobilità sociale - ha detto Gaetano Salvaterra nell'aprire l'incontro di ieri sera al Sociale, di fronte ad una sala particolarmente affollata di giovani - Ma fino a quando potremo accettare questo tipo di mobilità e qual è il suo costo sociale?".
Una cosa è certa: le mafie non sono fatte solo di esperti di violenza, ma anche di persone che sanno parlare, stringere relazioni. Le mafie generano condizionamento sociale, verso il basso, cercando consenso, e verso l'altro da sé , verso la non-mafia e solitamente gli strati alti della società. Verso il basso, la fascinazione si esercita soprattutto sui giovani. La criminalità evoca ricchezza, visibilità e riconoscimento sociale, anche se il prezzo da pagare è alto: carcere, a volte la perdita della vita. "In certe realtà però la mafia e l'unica organizzazione a darti una identità".
I costi sociali della criminalità organizzata sono evidenti. Reggio Calabria - è stato detto - è la città con il più alto tasso di povertà assoluta e tuttavia naviga in un mare di denaro. Il controllo esercitato dalla "casa madre" di Reggio sulle attività che la 'ndrangheta gestisce nel mondo è ferreo. Il volume di affari è di circa 140 miliardi di euro, di cui 43-44 vengono riciclati nell'economia pulita.
Cosa fare, allora? Informarsi, studiare, per non dover dire un domani: "Come facevo a saperlo?". Ma anche recuperare alcune categorie di pensiero: quella fondamentale è quella dell'amico-nemico. L'amico è quello che sta piangendo e ci porta le sue lacrime. Il nemico quello a cui non vogliamo stringere la mano perché sappiamo che è sporca di sangue.
Ma c'è anche dell'altro. Ci sono le alleanze, ad esempio. "L'unico strumento che abbiamo - ha detto Ladiana - è quello che creò Bregantini quando era vescovo a Locri, costruendo collaborazioni con il 'suo' Trentino, e dando vita a cooperative che davano lavoro ai giovani. Anche noi abbiamo fatto partire un piccolo consorzio di produttori agricoli che si è preso l'impegno di pagare regolarmente i dipendenti, per costruire un'economia diversa, dal basso, pulita, controllata in ogni segmento della filiera. Per lo stesso motivo stiamo facendo nascere in Calabria qualcosa di simile alle vostre casse rurali".
Il cammino &eegrave; lungo. Ma come sottolineato da Prestipino, "se intorno alle mafie crolla il consenso sociale le mafie iniziano a disgregarsi. E il consenso sociale si compone di tanti fattori, anche religiosi, che si incarnano in tradizioni popolari, con i loro rituali, le loro venature di superstizione, con radici che affondano nel paganesimo, come l'inchino nella processione della Madonna a Oppido davanti alla casa del boss, durante la processione". Ma non tutto viene per nuocere: quell'evento, che seguiva alle scomuniche del Papa e dei vescovi contro i mafiosi, ha costretto i vescovi calabresi a fare uscire un documento contenente parole durissime. "Ora - ha chiosato Ladiana - bisognerà vedere come si tradurrà in pratica".
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Giovanni Ladiana e Michele Prestipino hanno affrontato senza reticenze un tema scomodo
L'ASCENSORE CRIMINALE: LA MAFIA COME MODELLO DI SUCCESSO
Sia la mafia, sia la camorra sia la ‘ndrangheta offrono ai giovani un modello di ascesa sociale fondato sulle prospettive di rapido e "facile" guadagno. Le fortune economiche dei boss e i loro stili di vita diventano ciò a cui la manovalanza criminale, fatta soprattutto di giovani, guarda con ammirazione. Michele Prestipino, un magistrato che fra l'altro ha fatto arrestare, nel 2006, il boss di Cosa Nostra Michele Provenzano, attualmente procuratore aggiunto di Roma dove ha partecipato all'inchiesta cosiddetta "Mafia Capitale", e Giovanni Ladiana, un sacerdote gesuita, ex-bracciate e muratore, impegnato nella lotta alla 'ndrangheta calabrese, hanno affrontato al teatro Sociale, senza reticenze un tema essenziale per la crescita sociale e civile dell'Italia. Con un appello anche ai trentini: "Leggete, informatevi. Non penserete che la 'ndrangheta dica: questo è il Trentino Alto Adige, lasciamolo stare. Se pensate così vi state scavando la fossa. La 'ndrangheta è dappertutto, in Canada, Australia, Usa, ora anche il Africa".-