Domenica, 01 Giugno 2014 - 02:00 Comunicato 1317

JOAO PEDRO STEDILE: "I POPOLI SONO SAGGI, I POLITICI STUPIDI!"

Antonio Gramsci santo subito? Joao Pedro Stedile, una voce "fuori dal coro" che arriva dal Brasile, dove ha fondato il movimento brasiliano "Sem Terra", ma anche un po' dal Trentino (i nonni erano di Terragnolo), perora la causa della "beatificazione" politica di Gramsci senza pretendere di "insegnare il Pater Noster al prete" ma convinto che anche il progetto della Chiesa cattolica, come quello del socialismo reale, ha fallito ("anche le religioni sono diventate delle merci") creando nei popoli una crisi di progettazione ideologica, una "alienazione" che tarpa le ali alla mobilitazione politica. "L'umanità - dice al Festival di Trento, partecipando al dibattito, moderato da Enrico Franco, su "Rappresentanza e partecipazione: la democrazia in movimento" con Franco Marini ed il presidente del Consiglio provinciale Bruno Dorigatti - è diventata un porcile al quale le multinazionali e le grandi banche danno il mangime ogni giorno".-

La visione antagonista e radicale di Stedile è tornata più volte in questi giorni al Festival, con parole d'ordine quali "nazionalizziamo le banche", ma non si definisce affatto un sovversivo nostalgico di Marx: "Io radicale? No, siete voi europei che siete andati troppo a destra, non noi che siamo troppo a sinistra". Dialogando con Marini, e raccogliendo la sollecitazione di Dorigatti a "superare l'autoreferenzialità delle classi dirigenti ed a spostare l'attenzione dall'alto al basso, verso la società", parla di papa Francesco come di un uomo "universale" (come Gramsci) che indica la necessità di un ritorno ad un rapporto di maggiore giustizia tra gli uomini ("facciamo una alleanza con lui, una delle poche sorprese positive, ha il coraggio per cambiare le cose, potrà riscattare i precetti della teologia della liberazione senza menzionarla come dottrina"), mettendo nel mirino il grande nemico, il modo di produzione capitalista che ha preso il possesso di tutta la produzione mondiale e che ha ormai "sequestrato il potere decisionale degli Stati", e dunque anche quello dei popoli.
Si trova però d'accordo con l'ex presidente del Senato sulla necessità di coinvolgere, attraverso i partiti e i sindacati, di più i cittadini, di ridare alla politica il suo ruolo di motore dei cambiamenti e soprattutto sulla necessità che gli Stati riprendano in mano il potere di dettare le regole al mercato, senza per questo dover però diventare proprietario delle banche, nazionalizzandole.
"Dobbiamo creare nuove regole di controllo sociale sui beni pubblici" spiega Stedile; "In America Latina dobbiamo finirla con il dollaro quale moneta internazionale di riferimento, è più pericoloso dei droni, impone la fame nel mondo. Occorre invece una moneta internazionale che sia controllata dall'Onu, quale meccanismo di regolazione dei commerci e non strumento di sfruttamento dell'umanità o per finanziare il deficit pubblico americano".
Ma quali possono essere le nuove forme di partecipazione politica? "Non lo so - la sua risposta -, ogni società deve trovare le proprie forme, uscendo dalla fase letargica in cui ci troviamo, ma non ho dubbi che nei prossimi anni i movimenti di opposizione e ribellione sociale genereranno un cambiamento, perchè il popolo è saggio e i politici sono stupidi!"
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