
Il libro enuncia in primis, molto chiaramente, i dati crudi delle conseguenze drammatiche di questa lunga crisi. Solo due di questi dati emblematici: durante la “guerra dei sette anni” sono stati persi 10.700 imprese e 1 milione di posti di lavoro. Nonostante tutto questo però, l’Italia rimane il secondo paese manifatturiero in Europa e settimo nel mondo, quindi ha dimostrato una capacità di resistenza straordinaria.
Per altro verso, la piccola dimensione delle imprese italiane è stato determinate e in questa guerra abbiamo perso un patrimonio di mestieri, di capacità, di artigianato evoluto, che avevamo come un unicum nel panorama industriale. Questo patrimonio sarà irrecuperabile.
Un elemento positivo: le aziende che si erano preparate prima sulla capacità innovativa nell’ambito dei mercati esteri, su come produrre all’estero e su come stare sui mercati esteri, hanno resistito all’ondata negativa e questo ha permesso al nostro Paese di rimanere a galla. Siamo infatti, ancora a livelli importanti di export, siamo il decimo paese esportatore a livello mondiale.
L’export italiano è fatto da poche aziende ma che complessivamente fanno un volume molto importante; anche il Trentino 85% presenta questo trend, l’export trentino è composto da poche aziende che esportano tanto. Queste sono aziende che sono riuscite ad attrezzarsi con competenze, innovazione e capacità legate ai cicli produttivi e quindi a stare sui mercati.
Ma perché le nostre aziende fanno fatica? Perché la dimensione delle nostre aziende non permette di sopportare i costi dell’esportazione. Dal libro emerge la necessità di coltivare politiche centrate sull'innovazione, sull’innovazione. La risposta italiana alla crisi però è stata insufficiente, lenta. La crescita si è collocata ampiamente sotto la media europea. C’è una ripresa in corso, dei segnali di miglioramento, ma non siamo fuori dalla zona grigia, da quella condizione minima per tornare a diffondere il benessere e abbassare il debito pubblico.
Cosa si può fare meglio? Il ruolo del sistema produttivo è determinante: da qui può ripartire una crescita più soddisfacente.