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Il libro di Andrea Boitan e Rony Hamaui evidenzia come il populismo non solo sia riuscito sempre ad intrecciarsi con altre ideologie come il liberalismo, il comunismo e il nazionalismo, ma abbia spesso rasentato il totalitarismo dando forma ad un rapporto conflittuale con le democrazie rappresentative. “Fino ad alcuni anni fa – ha spiegato Fabio Martini - il termine populismo si legava, con un’ accezione prevalentemente negativa, ai Paesi latino – americani; poi la situazione è cambiata e questa parola serve ora per definire non solo i governi di alcune nazioni del Vecchio Continente ma anche gli Stati Uniti di Donald Trump”. Martini ha evidenziato come: “Le recenti elezioni europee abbiano di fatto trasformato l’Italia nello stato con il maggior numero di populisti al governo fra la Lega e il Movimento 5 Stelle ”. Due soggetti politici che si possono legare al populismo ma, se la Lega si può ascrivere ad un populismo di destra sociale, più difficile è dare una definizione del Movimento 5 Stelle che ha elementi sia di sinistra che di destra”. Per Alberto Martinelli: “Fra i caratteri distintivi del populismo c’è il contrasto fra il popolo e le cosiddette élites senza dimenticare come la volontà collettiva del popolo finisca per diventare comune sentire e anti intellettualismo”. Una volta arrivati al potere, i partiti populisti, ha spiegato Martinelli, si trasformano in una sorta di erma bifronte facendo finta di essere ancora opposizione: “In Italia – ha sottolineato il politologo – questo gioco riesce alla perfezione a Lega e 5 Stelle in un curioso gioco delle parti. Più in generale i leader populisti tendono a dimenticare come il potere abbia bisogno di contro potere e di organi di mediazione per il funzionamento di un sistema democratico e questo aspetto porta spesso alla deriva di democrazie autoritarie”. Anche secondo Andrea Boitan, professore ordinario di Economia politica nella Facoltà di Scienze bancarie finanziarie e assicurative dell’Università Cattolica di Milano: “Essere insieme opposizione e forza di governo è la carta vincente del populismo, in una continua ricerca di un nemico da trovare. Questa pulsione nei Paesi dell’Est ha già portato ad un populismo che fa rima con nazionalismo: un’ideologia a cui si attacca in una sorta di simbiosi mutualistica”. Diversi sono i “fattori di domanda” che spingono la gente a richiedere politiche di protezione (globalizzazione, diseguaglianze, crisi del welfare, flussi migratori), così come i ‘fattori di offerta’ che stimolano la nascita di leader carismatici, movimenti e partiti populisti. “Non bisogna mai dimenticare - ha concluso Rony Hamaui docente in Economia monetaria nella Facoltà di Scienze bancarie finanziarie e assicurative dell’Università Cattolica - come il populismo nasca quasi sempre in un contesto democratico e abbia spesso anche degli elementi di rottura positiva del sistema. Elementi che poi finiscono nella maggior parte dei casi per degradarsi, e, come in una sorta di complesso d’Edipo, a contrapporsi a quelle democrazie che li hanno generati”.