Venerdì, 02 Giugno 2017 - 13:35 Comunicato 1409

Il misterioso legame tra moneta e parole

Da sempre l’azione dei mercati è stata influenzata dalle parole dei banchieri centrali, dalle loro strategie, dagli stili e dagli effetti dell’uso dell’arte del linguaggio. Da una comunicazione di tipo oracolare, volutamente oscura, appartenente al passato, i banchieri centrali oggi si confrontano con una nuova strategia che vede prevalere la trasparenza e le conferenze stampa. In che modo, però, si è evoluta nel tempo questa funzione? E soprattutto, quali effetti ha avuto sulle crisi finanziarie dell’ultimo decennio? Ne ha parlato al Festival dell’Economia Alberto Orioli, vicedirettore de il Sole24Ore con riferimento al libro da lui scritto “Gli Oracoli della moneta”. A discuterne insieme a lui anche la giornalista Repubblica Tonia Mastrobuoni, Angelo Baglioni (Insegna Economia politica all’Università Cattolica di Milano) e Marco Onado (Insegna presso il Dipartimento di Finanza all’Università Bocconi di Milano).

Nel suo libro “Gli oracoli della moneta – L’arte della parola nel linguaggio dei banchieri centrali” edito nel 2016 da Il Mulino), Alberto Orioli, vicedirettore de IlSole24Ore, affronta un viaggio nel tempo sulla politica monetaria ed in particolare analizza il potere espresso attraverso le comunicazioni verbali. Attraverso moltissimi esempi si capisce come leggerissimi mutamenti di linguaggio abbiano preceduto cambiamenti di direzione drastica nella politica monetaria ed economica dei Paesi. A questo proposito Angelo Baglioni (autore anche del libro "Banche di nebbia") spiega che la complessità del mercato globale, il cambiamento delle tecnologie di comunicazione e l’avvento di importanti crisi finanziarie hanno oggi messo a dura prova il ruolo dei banchieri centrali, perennemente in bilico tra l'essere "buoni comunicatori" e "capri espiatori" di qualcosa non direttamente imputabile a loro. Non a caso nel 2007 e nel 2008 strategie coordinate di comunicazione tra le banche sono intervenute per mitigare gli effetti di una crisi annunciata. Così come sono stati positivi gli effetti positivi sui mercati provenienti dal famoso discorso londinese del governatore Mario Draghi “whatever it takes”, quando nel 2012 promise di fare qualsiasi cosa per salvare l’euro e aggiunse: “E credetemi, sarà abbastanza”. Draghi infatti aprì il paracadute dell’Omt, la promessa di acquistare titoli di Stato di Paesi che chiedessero aiuto alla Bce, in cambio di riforme. Un piano mai realmente entrato in azione, ma vissuto positivamente solo per il fatto del suo annuncio. Altri invece sono i casi in cui le comunicazioni non hanno raggiunto lo stesso obiettivo. Ecco quindi che una corretta comunicazione risulta di fondamentale importanza per l’economia globale. E ancora molto rimane da fare sul fronte della vigilanza, dove la trasparenza delle informazioni incontra i limiti nel diritto alla riservatezza dei dati. Lo stesso vale nella gestione della comunicazione e del rapporto fiduciario tra banche e investitori privati e cittadini. "L’evoluzione delle istituzioni passa anche attraverso l’evoluzione delle parole – ha rafforzato Marco Onadio – e se Alan Greenspan, allora presidente della Federal Reserve, dominò con i suoi messaggi chiari e semplici la grande crescita dell’economia americana a partire dagli anni Ottanta, camuffando disequilibri e debiti, in altre situazioni europee non si può dire sa stato fatto altrettanto. Anche i giornalisti hanno un ruolo fondamentale nella diffusione delle comunicazioni – puntualizza Alberto Orioli – ma la trasparenza della notizia dev’essere moderata nei toni per non creare allarmismi troppo facili. Alla luce di queste considerazioni, i banchieri hanno imparato qualcosa dagli errori del passato? In parte sì ed in parte no. “Ci sono istituzioni come la tedesca Bundesbank che hanno una comunicazione decisamente moderna, altre invece, come la Banca d’Italia che ancora peccano nel dibattito pubblico” – ha concluso la Mastrobuono.

 

 

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