
Oggi la pallavolo mondiale, ha esordito Andrea Zorzi, vive una stagione anomala, senza dominatori e senza cicli vincenti. Negli anni 80 ci sono stati gli Stati Uniti, poi l'Italia della “generazione di fenomeni”, l'inizio del nuovo millennio dominato dal Brasile e poi, dal 2010, si è aperta una stagione con tanti vincitori ma nessun dominatore. Come se il livello delle diverse squadre si fosse equilibrato, “livellato”. Anche l'Italia sta dicendo la sua, e lo dimostra l'argento olimpico in Brasile nel 2016.
Quello italiano, ha sottolineato mister Blengini, è uno dei campionati più forti al mondo, grazie anche alla presenza di tanti campioni stranieri, capaci di “contaminare” il nostro campionato e la nostra cultura pallavolistica portando un grande valore aggiunto. Questa contaminazione rappresenta un grande arricchimento in termini tecnici e di crescita anche per i giovani. Ci sono modelli da imitare e questo per il lavoro di un allenatore è un grande valore aggiunto a supporto della più classica metodologia di apprendimento. La superlega italiana, ha evidenziato Blengini, è sempre più in crescita e più competitiva, grazie agli investimenti delle squadre e dell'intero movimento della pallavolo. Tutto ciò, anche a beneficio del pubblico che gode del phatos di un campionato sempre incerto.
La parola è poi passata a chi sottorete ci sta tutti i giorni, Giannelli e Grebenniko, che stanno collaudando schemi e sincronizzando i movimenti in vista dell'inizio della Superlega. Due ragazzi “rotondi” li ha descritti Blengini, capaci di unire grandi doti fisiche e tecniche ad un grande senso di apparteneza alla squadra e spirito di condivisione. I giovani leader della Trentino Volley hanno parlato di sè (entrambi con precenti sportivi non pallavolistici, tra hockey su ghiaccio, tennis e sci) e di cosa significa raggiungere un record. Grebenniko ama prendersi qualche rischio e “quando non c'è muro, anche dare il corpo alla palla”, ben consapevole che “un libero è come un pugile, che a forza di prendere pugni non li sente più”. Più riflessivo Simone Giannelli - anche per il ruolo da regista che ricopre - e grande capacità di adattarsi ai giocatori da servire con i suoi delicati palloni, sempre al servizio della squadra e di chi la palla “la deve mettere giù”.
In questo la pallavolo è davvero uno sport di squadra, dove il giocatore è l'ingranaggio di un sistema perfetto. Il passaggio è obbligato, l'azione individuale non esiste e nessuno vince da solo, perché, per dirla con le parole di Zorzi che sottolinea anche la valenza educativa di questo sport, “la collaborazione è l'unica scelta che abbiamo e ci fa capire fin da piccoli che da soli è molto difficile costruire qualcosa”.