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La straordinaria crescita dei mercati emergenti registrata nell’ultimo ventennio ed i profondi mutamenti nella divisione internazionale del lavoro sono all’origine di una progressiva perdita di terreno dell’Europa in termini di crescita. Una crescita che negli ultimi anni è stata sempre più gracile e disomogenea all’interno delle diverse aree e paesi, una crescita tra l’altro ancora profondamente dipendente dalla domanda esterna e in particolare dagli andamenti della domanda di beni e servizi proveniente dagli Stati Uniti.
Secondo quanto emerso dal dibattito, una strategia di crescita per l’Europa dovrebbe poggiarsi su due pilastri: uno legato sullo sviluppo di una politica industriale comune e sulla qualificazione di un interesse comune europeo sul piano economico e dello sviluppo. Da Lisbona in poi l’obiettivo centrale di questa prospettiva è la costruzione di un mercato comune dei servizi avanzati che consenta un salto tecnologico e lo sfruttamento dei vantaggi comparati che il nuovo quadro tecnologico mondiale è in grado di offrire ma è evidente che molto c’è ancora da fare.
Il secondo pilastro riguarda l’esigenza dell’Europa di parlare nel mondo con una voce sola e di ridare slancio ad un quadro di governance multilaterale e globale in linea con i profondi cambiamenti in corso. L’esigenza sarebbe quella di rimettere il mondo in connessione contrastando la tendenza in atto del nuovo contesto multipolare per la quale alcune principali potenze economiche vadano a concentrarsi sempre più su imperativi domestici, senza tenere conto dell’impatto delle loro azioni sugli altri. A più riprese si parla dell’esigenza di una nuova Bretton Woods che veda l’Europa riassumere un ruolo centrale di costruzione di un nuovo ordine di cooperazione internazionale ridisciplinando i suoi principali ambiti: finanza, apertura dei mercati e scambi, sviluppo.
Alcuni incoraggianti ma non sufficienti segnali – è stato detto – quanto meno in termini di acquisizione di consapevolezza delle sfide si sono registrati dall’adozione della Strategia di Lisbona in poi e le stesse strategie nazionali in primis la strategia Industria 2030 Altmaier pone le priorità tedesche legate alla crescita del peso dell’Industria nazionale europea, al sostegno alla crescita di campioni nazionali ed Europeo rivedendo i principi cardine che regolano la concorrenza in Europa.