Nell'ambito del Festival delle aree protette del Trentino, la Provincia autonoma di Trento, in collaborazione con il Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e la Delegazione italiana in Convenzione delle Alpi, ha promosso il convegno “Reti e strumenti di gestione per le aree protette”. In apertura dei lavori - a cui ha partecipato anche l’assessore provinciale all’ambiente - è stato fatto il bilancio dello stato di conservazione delle zone naturalistiche del Trentino e dei principi che hanno governato la tutela e lo sviluppo delle stesse. Il merito lo si deve anche ad amministratori che hanno saputo cogliere la sfida, come Renzo Videsott, Bruno Kessler e walter Micheli, ai quali si deve l’impianto moderno di tutela del territorio e dell’ambiente trentino. E non solo.
In Trentino - come hanno sottolineato più relatori nel corso del convegno - è stato sviluppato un modello di cogestione del territorio e delle aree protette che ha visto l’apertura dei territori alle comunità, superando l’idea del parco naturale come una riserva chiusa alle istanze locali. Il parco e le aree protette non sono più viste con sospetto o ritrosia, bensì come un’opportunità che va colta e vissuta da tutti.
Negli ultimi quindici anni, una volta istituiti i parchi provinciali, in Trentino si è lavorato soprattutto per valorizzare le esperienze fatte e per introdurre una parola chiave, le reti territoriali. Il concetto si basa sul coinvolgimento della gente e l’adesione al progetto di aree protetta da parte delle amministrazioni locali. Questo ha permesso, secondo l’assessore all’ambiente, di superare il concetto di scontro che caratterizzava il dibattito sui parchi naturali e di costruire un nuovo modello, una nuova cultura.
La realizzazione delle 10 reti di riserve è frutto anche del lavoro straordinario portato avanti dagli enti parco e dalle strutture provinciali - quali il Dipartimento territorio, ambiente e foreste, e il Servizio sviluppo sostenibile e aree protette della Provincia autonoma di Trento - oltre a soggetti quali la Sat e la Scuola per il governo del territorio e del paesaggio.
Accanto ad esse operano oggi altre tre realtà fondamentali per la diffusione della conoscenza e della cultura ambientale: la Fondazione Dolomiti Unesco, rappresentata al Festival dalla sua direttrice, Marcella Morandini; il Muse, eccellenza museale in Italia; e il Parco nazionale delle Stelvio, passato da una gestione centralista ad una rete condivisa tra Trento, Bolzano e Lombardia che ha permesso di rilanciare il parco.
Il convegno è si è sviluppato sui temi della governance delle aree protette e della connettività ecologica nella regione alpina. Nel corso dei lavori sono state presentate alcune esperienze su modelli e strumenti di gestione da parte della Provincia di Trento e della Fondazione Dolomiti Unesco ed esperienze nazionali e internazionali in tema di reti di aree protette. Tra queste ricordiamo la Rete SAPA e il progetto LinkPAs. In questo contesto, il convegno è stato il momento di incontro tra le diverse esperienze della Rete SAPA per fare il punto sulle azioni che la Rete sta portando avanti ed arrivare nei prossimi mesi allo sviluppo del 2° Report.
Il Festival delle aree protette del Trentino proseguirà domani con la giornata interamente dedicata alle iniziative del Muse e domenica con i due eventi speciali dei record: “L'abbraccio simultaneo degli alberi più grande delle Alpi” in val di Rabbi nel cuore del Parco Nazionale dello Stelvio Trentino e “La fila indiana più lunga al mondo di persone scalze in montagna” nel contesto maestoso del Parco Paneveggio Pale di San Martino.
Il programma del Festival delle aree protette: http://www.areeprotette.provincia.tn.it/eventi/pagina27.html