Confrontarsi con la storia delle foibe vuol dire andare alle radici delle grandi tragedie prodotte nel secolo scorso dai nazionalismi, dalle dittature, dall'intolleranza e dal pregiudizio razziale. Queste tragedie - come hanno sottolineato i rappresentanti delle pubbliche amministrazioni presenti alla cerimonia di Palazzo Geremia a Trento - le abbiamo conosciute anche qui in Trentino, a partire dalla Prima guerra mondiale, che ha comportato non solo la morte di tanti combattenti ma anche immani sofferenze per le popolazioni civili, costrette a lasciare le loro case e le loro valli. Tragedie proseguite con il Ventennio e la politica di nazionalizzazione forzata delle comunità di madrelingua non italiana: tedeschi, ladini, cimbri e mocheni. Trent'anni dopo, anche il Trentino ha accolto i profughi italiani provenienti da Slovenia e Croazia, nel quadro dei giganteschi spostamenti forzati di popolazioni che hanno interessato tutta l'Europa postbellica”.
La nostra comunità e quelle giuliana, istriana, fiumana e dalmata - lo ha ricordato anche il direttore Giuseppe Ferrandi - hanno per molti versi, una storia comune: nel nesso dell’Impero asburgico le nostre genti costituivano la popolazione di madrelingua italiana e interagivano per scambi di lavoro e culturali. Numerosi trentini emigrarono nel “Litorale”, come all’epoca si chiamava la regione giuliana e istriana, e per gli stessi motivi altrettanti da lì vennero nel “Sud-tirolo” di allora. In questo senso possiamo ricordare la presenza di personaggi eroici e memorabili del primo conflitto mondiale – sia nell’esercito italiano che austro-ungarico – dalla duplice origine. Fabio Filzi (di Pisino, ma anche di Rovereto) è probabilmente la figura più nota, ma vi sono altri personaggi, come gli aviatori asburgici Camillo e Massimiliano Perini (di Pola, ma anche di Mattarello).
“Ed è proprio questo ricco patrimonio comune - è stato ricordato ancora - che non va dimenticato: da qui dobbiamo lavorare tutti noi, insieme, affinché il Giorno del Ricordo possa liberarsi da ogni strumentalizzazione politica, per ricordare con forza, alle nuove generazioni, quali orrori sia riuscita a fare l’esasperazione del nazionalismo, che ha avvelenato la vita delle comunità delle nostre terre”.
Le altre manifestazioni in Trentino.
La Repubblica italiana ha istituito il 10 febbraio quale Giorno del ricordo per conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle Foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale.
La data prescelta è il giorno in cui, nel 1947, fu firmato il trattato di pace che assegnava alla Jugoslavia l’Istria e la maggior parte della Venezia Giulia.
In Trentino la Giornata di ricordo delle vittime delle Foibe ha visto una serie di manifestazione nei maggiori comuni. A Trento, in Largo Pigarelli, una targa commemorativa è stata dedicata alla memoria delle vittime delle Foibe. A Rovereto i tragici eventi sono stati commemorati con una messa e la deposizione della corona alla lapide commemorativa proprio in Largo “Vittime delle Foibe”
Le Biblioteche del Sistema bibliotecario trentino hanno celebrato questa giornata proponendo spettacoli, incontri e mostre bibliografiche.
A Levico nella Sala del Consiglio comunale è andato ieri in scena per le scuole lo spettacolo teatrale Nella pancia della balena a cura del Teatro d’acqua dolce: il dramma delle foibe raccontato da due ragazzini.
A Cles, sempre ieri in serata e presso Sala Borghesi Bertolla è stato organizzato Il lungo esodo spettacolo di teatro e danza, mentre a Borgo Valsugana, nella mattina di oggi, la biblioteca ha ospitato un incontro con i ragazzi dell’Enaip.
Nelle biblioteche di Ala, Borgo Valsugana e Levico è stata allestita una mostra bibliografica a tema. E a Trento ha chiuso proprio oggi presso le Gallerie di Piedicastello, il laboratorio didattico con le scuole a cura dell’Area formativa della Fondazione Museo Storico del Trento.