L’evento – specifico per i settori delle biotecnologie mediche e agroalimentari – ha avuto lo scopo di avvicinare le nuove iniziative imprenditoriali derivanti da tecnologie sviluppate dai centri di ricerca del Trentino – in particolar modo dall’Università di Trento, Dipartimento Cibio – con i principali investitori finanziari ed industriali a livello nazionale, come dimostrato dalla presenza di numerosi e rilevanti rappresentanti esterni al sistema trentino interessati a conoscere meglio le proposte.
L’iniziativa conferma inoltre il ruolo di HIT come ponte tra l’offerta di ricerca e di tecnologie del territorio ed il sistema nazionale della finanza tecnologica e delle imprese, promuovendo così la possibilità di investimenti concreti nelle più promettenti tecnologie e startup trentine.
A sfidarsi, per conquistare l’accesso di diritto alla fase successiva del programma nazionale, i migliori sei progetti imprenditoriali innovativi sviluppati da docenti, ricercatori e studenti dell’Ateneo trentino e accelerati in questi mesi da HIT:
- BDS – Biology Derived Solutions: tecnologie applicate alla lotta al neuroblastoma.
- Blue Tentacles: agricoltura di precisione con un sistema di irrigazione intelligente che consente risparmi e sostenibilità nell’uso dell’acqua in agricoltura.
- Bruno Meat: tecnologie innovative per la creazione di carne sintetica in vitro sostenibile.
- Organoo: kit per test farmacologici su organoidi per velocizzare il processo di scoperta di nuovi farmaci.
- Pleyra: tecnologie per lo screening di potenziali farmaci.
- Stilla: kit per effettuare la diagnostica su pazienti in modalità non invasiva.
La crescente incidenza delle tecnologie in ambito biotech presenti sul territorio trentine e nell’attività di trasferimento tecnologico è stata sottolineata da Mauro Casotto, vicepresidente di HIT, che in apertura dei lavori della tavola rotonda introduttiva ha sottolineato come “nelle attività di trasferimento tecnologico avanzato, il 40% del totale dei progetti seguiti da HIT - e che in alcuni casi hanno portato a licenze di tecnologie/brevetti – è in ambito biotecnologico, ovvero biotecnologie mediche e agroalimentari. Mentre di tutte le start up seguite nei programmi di accelerazione, il 38% rappresenta la percentuale delle nuove società nate in ambito biotech. Questo dimostra quanto il settore sia sempre più vitale, ma soprattutto attrattivo per investimenti e nuove imprese tecnologiche che potranno essere canalizzati sul territorio trentino. La presenza di numerosi partner nazionali e il recente insediamento di Bio4Dreams a Trento presso gli spazi di Trentino Sviluppo ne sono un’ulteriore dimostrazione”.
L’offerta scientifica del territorio è stata confermata dal Alessandro Quattrone – direttore presso l’Ateneo trentino del Dipartimento Cibio – che, nel corso della tavola rotonda, ha focalizzato l’attenzione sullo stato dell’arte della ricerca trentina nel settore illustrando anche i risultati del trasferimento verso il mercato e le principali direttrici di sviluppo scientifico.
Il respiro nazionale del Roadshow BioInItaly è stato reso evidente dalla presenza di interlocutori illustri del settore, quali Elisabetta Borello, co-fondatrice di Bio4Dreams, che ha raccontato la scelta di localizzare in Trentino una sede del proprio incubatore specializzato proprio nelle scienze della vita. Scelta che ha tenuto in considerazione lo spessore delle ricerche e delle tecnologie presenti in Trentino rispetto ad un quadro generale che vede Il biotech a livello nazionale, secondo i dati di Assobiotec, contare circa 570 imprese, un fatturato superiore a 11 miliardi di euro e una fortissima intensità di ricerca e sviluppo (quasi il 30% degli addetti totali per piu’ di 2 miliardi di spesa complessiva).
La tappa trentina del Roadshow BioInItaly ha visto anche le testimonianze di Mario Bonaccorso, di Assobiotec-Federchimica e Germano Paganelli di Intesa San Paolo Innovation center, che hanno spiegato il format di BioInItaly, partendo dai successi delle passate edizioni. Mentre Francesco Senatore, di Fondazione Toscana Life Sciences di Siena ha illustrato un caso di studio e cioè lo sviluppo del distretto toscano scienze della vita, il cluster biomedico operante da anni proprio in regione Toscana.