Un incontro molto importante, quello avvenuto oggi a Bruxelles, che fin dal titolo lasciava intendere l'orientamento degli organizzatori: "Una Pac forte, garanzia per un'agricoltura di montagna vitale."
Presenti nella sede di rappresentanza della Baviera, oltre all'assessore Mellarini, anche il Ministro dell'alimentazione, dell'agricoltura e delle foreste dello Stato libero di Baviera Helmut Brunner, l'assessore Hans Berger per la Provincia autonoma di Bolzano e i rappresentanti delle regioni alpine italiane e dei Laender austriaci. Il dibattito è stato arricchito dagli interventi dell'europarlamentare altoatesino Herbert Dorfmann e del presidente della Commissione agricoltura Paolo De Castro.
Un punto di convergenza potrebbe essere così riassunto: la nuova Pac dovrà garantire futuro per l'agricoltura di montagna sia in termini produttivi che nei confronti delle tante esternalità positive che può garantire, in molteplici settori: cultura, biodiversità, spazi naturali, acqua, controllo e assorbimento delle emissioni di CO2 per il contrasto ai cambiamenti climatici.
"L'agricoltura di montagna - ha sottolineato molto opportunamente il Commissario Ciolos - deve essere sostenuta non in quanto portatrice di svantaggi ma per il valore aggiunto che può apportare alle comunità che la pratico e al sistema paese nel suo complesso.
Scheda: le proposte di Trentino e Alto Adige
Questi alcuni dei temi portati dal Trentino, assieme all'Alto Adige, alla discussione generale e al lavoro di lobby svoltosi negli ultimi quattro anni.
1) La futura Pac prevede alcune novità sul fronte degli aiuti a partire dalla definizione di "agricoltore attivo". Quest'ultimo sarà infatti il destinatario degli aiuti comunitari; ma secondo un orientamento che si sta facendo strada in Italia agricoltore attivo sarebbe considerato solo l'agricoltore full time.
In Trentino oltre il 60% degli agricoltori è part-time (oltre all'agricoltura, infatti, molto contadini hanno anche un altro impiego o svolgono un'altra attività, complementare). Il loro ruolo è fondamentale per il mantenimento dei delicati equilibri delle zone alpine. Limitare l'accesso agli aiuti verso gli operatori full-time determinerebbe un pericoloso processo di abbandono dell'agricoltura attiva dai territori di montagna.
2) I nuovi aiuti Pac hanno introdotto una componente "verde", o greening, obbligatoria, a carico dei beneficiari degli aiuti. A fronte di vincoli produttivi importanti verso i quali gli agricoltori dovranno impegnarsi, non sembra corrispondere un altrettanto forte azione di difesa del bilancio agricolo.
Ma le azioni greening possono in qualche caso sovrapporsi alle misure agroambientali dello sviluppo rurale già in atto, con il rischio di annullare i reciproci benefici.
3) I pagamenti diretti assorbono oggi circa il 74% della spesa per la Pac Per gli agricoltori di montagna gli aiuti diretti non rappresentano ancora un adeguato strumento di sostegno. E' quindi indispensabile attivare un processo di convergenza degli aiuti diretti per garantire equità di trattamento tra gli agricoltori. Oggi un allevatore della pianura italiana può percepire un aiuto diretto mediamente pari a 600€/ha mentre lo stesso allevatore trentino o altoatesino (che opera in montagna) può percepire un aiuto medio di 90€/ha. Per aiutare il processo di convergenza degli aiuti diretti si potrebbero prevedere azioni di compensazione con l'ausilio dei fondi strutturali ed in particolare dello Sviluppo Rurale, con un'assegnazione minima per le zone svantaggiate di montagna attraverso i riparti nazionali.
4) I fondi strutturali ed in particolare lo Sviluppo Rurale rappresenteranno anche per il futuro lo strumento di principale sostegno per l'agricoltura di montagna. Risulta necessario poter disporre di strumenti di aiuto specifici per le piccole e le micro-aziende (ad esempio la proposta di elevare il massimale per gli aiuti deminimis agricolo), che si possono rapportare sul mercato attraverso la cooperazione tra i tanti micro-produttori.
In questo senso positiva è la nuova proposta regolamentare che apre gli aiuti anche alle imprese intermedie, nella consapevolezza che se vogliamo creare una agricoltura europea competitiva dobbiamo aiutare le imprese in grado di rapportarsi con il mercato.
5) Un importante strumento di compensazione degli svantaggi per chi opera in zona di montagna è rappresentato dagli aiuti di Indennità Compensativa. Rispetto alla sperequazione prima evidenziata in ordine agli aiuti diretti, i premi di indennità compensativa devono poter rappresentare un corretto e valido strumento di riequilibrio, prevedendo importi medi aziendali sufficienti a recuperare gli svantaggi reali di chi opera in montagna. Il massimale oggi proposto, pari a 300 euro per ettaro, deve trasformarsi in valore medio (non più massimale).
6) Accanto agli aiuti diretti ed allo Sviluppo Rurale la nuova Pac pone l'accento su un terzo strumento di indirizzo e sviluppo della propria economia agricola: le OCM (Organizzazioni comuni di mercato). Trentino e Alto Adige spingono affinché i diversi organi europei si orientino verso un utilizzo più forte di questi strumenti attraverso i loro programmi operativi mutuando anche in altri settori l'impianto dell'OCM ortofrutta (ad esempio lattiero-caseario).
7) Risulta strategico infine dare attuazione alla proposta comunitaria relativa al Marchio prodotto di montagna, per valorizzare le eccellenze e le specificità delle produzioni delle "terre alte", e il valore economico che sono in grado di generare.
E' stato ribadito infine che Sudtirolo e Trentino, caratterizzati da una speciale Autonomia che ha permesso di sviluppare il progetto di collaborazione dell'Euroregione, superando (senza annullarli) i confini nazionali, sono orientati a sviluppare un "Contratto di Partenariato" che superi le logiche e i confini tra gli Stati, nel comune interesse dell'agricoltura di montagna. -