Sophie Scholl, dunque: un nome, quello del nuovo liceo linguistico di Trento, scelto dagli stessi ragazzi. Un nome che non solo ricorda la giovane martire del nazismo, che a soli 21 anni pagò la sua opposizione nonviolenta al Terzo Reich con la vita, assieme al fratello Hans, agli amici Alexander Schmorell, Willi Graf, Christoph Probst, e al loro professore Kurt Huber. Questo è anche il primo istituto scolastico di Trento intitolato ad una donna (alla Rosa Bianca è invece intitolato dal 2005 anche l'istituto d'istruzione di Cavalese).
Il linguistico ha concluso l'iter della sua istituzione lo scorso settembre, ma si è scelto di inaugurarlo ufficialmente alla fine del primo anno del "nuovo corso", consegnando anche un riconoscimento agli studenti neodiplomati del ciclo 2013-2014. Gli iscritti sono attualmente 940, che dovrebbero arrivare quasi a mille il prossimo anno.
"Siamo accompagnati in questo percorso da una Provincia che ci segue con attenzione - ha detto il preside Turri nel corso della cerimonia - . Noi insegnamo 6 lingue, la maggior parte degli studenti ne studia 3, qualcuno 4. Quest'anno abbiamo fatto anche un percorso di ricerca sulla coscienza occidentale ed in questo percorso gli studenti hanno conosciuto la Rosa Bianca, confrontandosi con una figura di grandissima coerenza. Sophie Scholl era una ragazza come voi - ha proseguito - e in quei tempi era difficile di per sé per una ragazza avere un ruolo importante, anche a prescindere dalla sua scelta di opposizione al regime. Sophie scrisse: dobbiamo strappare il mantello all'indifferenza. Viveva in un regime totalitario, che rendeva le persone indifferenti e insensibili. Il rischio e che la stessa cosa succeda nel mondo globalizzato. Noi vogliamo essere bravi ad usare le lingue ma vogliamo anche essere capaci di esprimere con le lingue cose importanti e giuste".
Un messaggio raccolto e fatto suo dal presidente della Provincia, che ha anche ricordato uno degli obiettivi primari che la nuova Giunta si è posta: dotare il Trentino, anche sotto il profilo dell'apprendimento delle lingue, di una scuola allineata con quella dei paesi europei di punta.
La cerimonia è proseguita con la visita alla mostra fotografica allestita all'interno della scuola, un concerto, alcune letture e forum (uno anche con Ursula Pasdzierny, che da bambina ebbe Sophie Scholl come baby sitter), e altre proposte aperte anche alla cittadinanza
Foto e immagini a cura dell'ufficio stampa -