
Proprio Fiona May ha aperto la serata rispondendo ad alcune domande della conduttrice Barbara Pedrotti a partire da quella sui record italiano di salto in lungo, sia outdoor che indoor, di cui è ancor oggi la detentrice. “Credo sia un peccato – ha risposto la May – che nessuna atleta italiana riesca a batterlo, ne sarei felice perché sarebbe un segnale importante per la nostra atletica. I record sono fatti per essere battuti mentre le medaglie, quelle sì, restano per sempre”. Fiona May ha sempre saputo mettersi in gioco e negli ultimi anni ha scelto anche di calarsi nel ruolo di attrice teatrale ma senza dimenticare la sua passione per lo sport seppur in un accezione particolare. Dal 2014 infatti lavora in Figc, dove è responsabile della Commissione per l’integrazione: un ruolo delicato ma fatto proprio per chi, come lei, si era definita “Per un terzo giamaicana, per un terzo inglese e per un terzo italiana”. Un ruolo che Fiona May ha evidenziato anche al Festival dello Sport citando anche Nelson Mandela: “Il calcio come lo sport in generale non deve avere ne colori ne confini e deve essere sempre più uno strumento per combattere i pregiudizi e per superare le barriere e aiutare l’integrazione oltre il colore della pelle”. Portato in scena per la prima volta nel 2008 in Cina per rappresentare l’Italia alle Olimpiadi della Cultura di Pechino lo spettacolo “Play” si è imposto negli anni a livello internazionale conquistando le platee di tutto il mondo come successo anche a Trento. In questo show, con l’ideazione e direzione artistica di Giulia Stacciolii, riadattato proprio per il Festival dello Sport, i Kataklò hanno giocato con un immaginario capace di trascinare il pubblico in un mondo fantastico. Un mondo fatto di strane creature, paesaggi lontani e quasi irreali che fanno sa sfondo a un racconto in cui i vari sport si legano alla visione degli oggetti in cui spesso si identificano. Il gioco di rimandi porta ad esempio a dei bizzarri scarponi da sci con occhiali da neve o alle ruote delle biciclette accanto alla porta di un qualsiasi campo da calcio pronto a diventare scusa per un altro link che porta al mondo della scherma attraverso un fioretto o una racchetta da tennis in cui trionfa sempre la voglia di stupire degli artisti sul palcoscenico. Negli occhi di chi ha potuto assistere a “Play” la consapevolezza di come i danzatori della Compagnia Kataklò abbiano, con l’eleganza e l’energia dei loro corpi, trasformato le varie forme dello sport in uno spettacolo davvero unico ed emozionante. Uno show attraversato anche dalla suggestiva colonna sonora, fra new age e morbida elettronica, del musicista e compositore italiano Ajad.