Partendo dalla storia del movimento per la giustizia ambientale nato negli USA agli inizi degli anni 90, Armieri arriva a definire le lotte popolari, dei cittadini, contro i disastri ambientali "lotte contro il sistema necro-capitalistico che produce profitto dalla negazione della vita" e invita a recuperare le "narrative biografiche tossiche" per ridare storia e identità alle vittime, ed a "sabotare le narrative che silenziano l'ingiustizia".
E' ciò che la popolazione, o almeno una parte di essa, di Manfredonia ha fatto e sta facendo da anni, con le tende blu in piazza Duomo prima, e poi con la Ricerca epidemiologica partecipata, un processo di coinvolgimento diretto della popolazione nell'analisi del disastro e del post-disastro che continua ancora oggi. Un disastro non solo ambientale, ma anche psicologico, che ha diviso in due la città e le generazioni, gli operai dai cittadini, i padri dai figli, le donne dai mariti attraverso il ricatto occupazionale.
"Manfredonia fu la Seveso del Sud? - si è chiesta Giulia Malavasi - Nessuna se la ricorda, fu un danno ingoiato, una memoria divisa, una rimozione di Stato. Una catastrofe irrisolta, dopo l'Enichem c'è stata disoccupazione, emigrazione, ma il sito ancora non è stato bonificato e continua ad inquinare: Dare giustizia ai cittadini significa anche provvedere a questo".
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