
Un saluto è stato portato da Alessandro Aichner, presidente dell'Associazione Humus, che raccoglie gli studenti che hanno partecipato ai master sulla gestione dei beni naturali UNESCO.
Giuliana Cristoforetti del dipartimento Affari istituzionali e legislativi e Alessio Bertolli del Museo Civico di Rovereto hanno poi approfondito il tema della candidatura del monte Baldo. Cristoforetti ne ha illustrato lo "spirito" ripercorrendo attraverso alcune slide la storia dei rapporti fra questo luogo e la comunità scientifica internazionale. "Dal 1566, anno di pubblicazione del Viaggio di Monte Baldo di Francesco Calzolari, abbiamo a disposizione documenti e report importanti in merito alle erborizzazioni effettuate dagli studiosi per approfondire la conoscenza delle specie presenti sulle sue pendici, da Girolamo Fra Castoro (1500) a Ludwig Josef Heufler (1842), passando per Pietro Andrea Mattioli, botanico e medico del principe vescovo Bernardo Clesio. Le erborizzazioni sono continuate anche durante la guerra dei Trent'anni. Solo la Prima guerra mondiale le ha interrotte. Oggi questi repport ci consentono una lettura diacronica del mutare del clima, del paesaggio nonché delle frequentazioni e dell'uso di questo luogo unico al mondo".
Ha poi preso la parola il direttore del Museo civico Alessio Bertolli che ha inquadrato la zona del Monte Baldo con i suoi "390 chilometri quadrati, di cui 228 in territorio trentino e 161 in territorio veneto. L'importanza del monte Baldo è sintetizzabile così: ricchezza floristica; specie endemiche e rare; fasce vegetazionali; infine l'importanza storico-botanica. Il Baldo è un hot spot floristico: delle 4.491 specie presenti sulle Alpi 2131 sono qui, dai 65 metri del Lago di Garda ai 2.218 della cima, con una differenza climatica che va dal l'olivo alla stella alpina. In 450 anni di attività scientifica oltre 600 studiosi hanno pubblicato sulle specie floristiche e del Monte Baldo".
Nelle risposte alle domande dei referenti UNESCO l'assessore Gilmozzi ha evidenziato come insieme alla Provincia autonoma e a tutte le istituzioni facenti capo alle aree protette e a Natura 2000 esista in Trentino la Fondazione Edmund Mach che apporta un contributo prezioso alla gestione delle foreste alpine. "Il nostro paesaggio alpino non è uno spazio naturale isolato, non è wilderness ma è abitato. Sono luoghi vissuti che nel contempo preservano una ricchezza straordinaria - ha sottolineato l'assessore - . La conservazione di questi habitat aiuta, dunque, non solo a preservare le specie ma a creare opportunità di sviluppo anche economico. Questa particolare attenzione del Trentino al patrimonio naturalistico ha radici profonde ed è coerente con l'impegno del noto naturalista Renzo Videsott, che contribuì alla definizione del concetto di parco naturale.