Il piano per il Next Generation Eu, afferma in apertura Boeri, sta procedendo con l’approvazione dei 27 Parlamenti e la presentazione dei piani nazionali. Ma l’Unione, chiede il responsabile scientifico del Festival, riuscirà a rispettare la scadenza entro il mese di giugno per le prime obbligazioni con cui raccogliere le risorse? “Direi di sì - la risposta del commissario -. Sono molto ottimista sulla risposta dei mercati, abbiamo visto il recente successo del meccanismo Sure, per la protezione dei posti di lavoro”.
E cosa succederà, incalza Boeri, se tutti gli Stati nell’ambito del piano dovessero alla fine chiedere “solo sovvenzioni a fondo perduto e non prestiti: lo riterrebbe un fallimento del piano?”. “In generale - replica Gentiloni - è probabile che avremo una decina di Paesi che chiederanno anche prestiti”. In ogni caso, con il contributo della Spagna e quello italiano “l’impatto macro-economico del piano non subirà riduzioni”.
Spazio alla questione clou, il vincolo tra riforme attuate e l’avanzamento delle erogazioni (oltre la prima tranche sottoposta al giudizio più “politico” del consiglio europeo), un punto cruciale specie per l’Italia. “I rappresentanti della commissione europea si troveranno a firmare le ulteriori erogazioni per centinaia di miliardi su progetti che non sono in grado di controllare. Per questo ci sarà attenzione agli obiettivi e ai tempi entro cui devono essere raggiunti”, così Gentiloni. Ciascuno Stato è avvisato. Se in futuro si arriverà “ad un livello di non raggiungimento dei target particolarmente elevato, ci sarà la concreta possibilità che le successive erogazioni non arrivino”, chiarisce il commissario.
Un messaggio anche per l’Italia che, incalza Boeri, si è posta l’obiettivo di attuare “riforme molto difficili, come fisco e pubblica amministrazione”. “La sfida per il nostro Paese è di fatti molto rilevante”, riconosce Gentiloni.
Dopo l’apertura sulla possibile revisione delle regole per l’architettura europea oltre i parametri di Maastricht (“Occorre adeguarsi al contesto attuale, fatto di bassi tassi di interesse, alto debito, enorme bisogno investimenti pubblici ed esigenza di regole comuni applicabili”, dice Gentiloni), si passa alla proposta partita da oltreoceano per una tassazione condivisa dei profitti delle multinazionali e per la lotta ai paradisi fiscali. Il commissario europeo è d’accordo sulla tassazione minima dei profitti laddove vengono generati e non dove si trovano le sedi delle imprese. Un elemento sottolineato da Boeri. “Questi obiettivi - conclude Gentiloni - sono alla portata della comunità internazionale grazie al nuovo impegno degli Stati Uniti. La commissione europea farà di tutto per consentire l’intesa”.