
Anna Scalfi, trentina, classe 1965, una laurea in Sociologia all'università di Trento e molte esperienze all'estero, fra cui un dottorato in Inghilterra, artista impostasi da tempo nel panorama artistico internazionale, non è nuova a queste iniziative che rendono "tangibili" le disparità, i divari: lo ha fatto ad esempio alcuni anni fa sempre al Festival dell'Economia con una installazione centrata su un distributore automatico che in luogo delle bevande o delle merendine distribuiva banconote di paesi poveri e iperinflazionati.
Al centro dell'azione, questa volta, una delle più evidenti disparità di genere, di solito a tutto svantaggio delle donne, quella retributiva. Il principio violato è assolutamente chiaro e non ha bisogno di troppe spiegazioni: a uguale lavoro deve corrispondere uguale trattamento economico. E' un principio analogo a quello del "pari diritti e pari doveri", che nessuno si sognerebbe di mettere in discussione. eppure ancora non viene osservato.
Il progetto di Scalfi, come altri dell'artista, è un progetto aperto, che mette in gioco le persone che scelgono di aderirvi. Ha un forte valore simbolico ma al tempo stesso molto tangibile, tant'è che l'adesivo che lo indica richiama le fattezze e i colori di una carta di credito. Il progetto è stato attivato per la prima volta l'11 giugno 2015, nel quartiere laboratorio di Lambrate, in occasione della Ventura Contemporary Art Night. Nel mese di agosto 2015 è stato presentato e attivato durante il Forum Europeo di Alpbach, in Austria. In queste occasioni il progetto è stato proposto con il valore percentuale del "gender pay gap" europeo nel 2015, pari a 16,4%. Il 21 gennaio 2017 è stato utilizzato a New York tra le iniziative durante la Marcia delle Donne.
Ad oggi in Italia il progetto viene proposto con un valore del divario retributivo di genere pari al 6,5% (dati Eurostat, reperibili sul sito ec.europa.eu/eurostat/). Ma, come osservato nel corso della conferenza stampa, bisognerebbe anche tenere conto del valore del lavoro di cura non retribuito che le donne costantemente prestano in casa, pari, ha ricordato l'assessora Plotegher, a 1/3 del pil totale, e causa spesso del fatto che la donna debba richiedere il part time (riducendosi lo stipendio ma anche i versamenti contributivi).
Il sito dove poter conoscere il progetto e ricevere il link alla scheda di adesione è www.gendergappay.com .
Immagini e interviste a cura dell'ufficio stampa