Le distorsioni del sistema unico risalgono alle origini: "Si è arrivati a prendere atto che ci voleva una politica monetaria unica e una banca centrale europea, ma venne deciso che le politiche economiche e fiscali sarebbero rimaste nazionali, in questo modo l'euro non poteva funzionare". Altro errore riguarda il coordinamento intergovernativo, strumento debole e affidato alla volontà degli stati membri, che ha consentito di "portare avanti solo le politiche necessarie, essenziali al risanamento finanziario, non altro".
Per Amato: "Non abbiamo gli strumenti per fronteggiare gli effetti recessivi di un risanamento finanziario pur necessario. Il risanamento finanziario è quindi una chemioterapia che devasta l'organismo".
Se non si esce da questo circolo, nell'Europa fra 20 anni saranno cresciute le tensioni fra gli Stati membri e l'integrazione sarà sempre più difficile, mentre le società saranno vecchie, costose e meno capaci di produrre Pil: "Il miracolo italiano - ha spiegato Amato - avvenne in anni demograficamente straordinari, si misurava un elevato tasso di energia grazie a un'economia piena di giovani, oggi invece quel tasso di energia è rappresentato dalla mia generazione, ovvero da chi ha il lavoro perché i giovani sono pochi e non sono occupati".
La soluzione non è facile, parte soprattutto da un impegno che gli Stati debitori devono assumersi, da un cambiamento interno rivolto alla propria crescita: "La nostra produttività - ha commentato Amato - è ferma da 20 anni per ragioni che non sono necessariamente dovute al debito o al fatto che l'Europa non ci ha dato una crescita sufficiente. Bisogna smettere di chiedere all'Europa di pagare i nostri debiti, i Paesi debitori devono rendersi credibili, migliorare la capacità di crescere. Se poi l'Europa compie l'altro passo e ci viene incontro, si raggiunge l'ottimo paretiano, allora davvero fra 20 anni potremo vivere in una bellissima Europa".
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