In Italia, è stato ricordato, siamo a circa 2.300 miliardi di euro, il 160% in rapporto al PIL: un breve excursus storico ne ha ripercorso le fasi, cercando di cogliere le ragioni che lo hanno legato inesorabilmente alla politica economica del nostro Paese e all’azione politica, in generale, dei governi che si sono succeduti, specialmente dalla metà degli anni ’70 del secolo scorso, quando il debito ha cominciato a diventare imponente.
Ironicamente Tedoldi, per inciso, ha detto che il debito “è affascinante: pagano sempre gli altri e ti risolve tutto subito”, aggiungendo poi che, comunque, non è contemplata l’ipotesi di una cancellazione del debito, perché bisogna tenere conto delle ricadute sociali, che sono parte rilevate della questione. Venendo all'attualità, in campo adesso ci sono le riforme, perché la crescita dell’Italia è legata non solo all’arrivo dei miliardi del Piano Europeo, ma alla capacità del sistema Paese di far fronte al rinnovamento, assieme ai necessari interventi sul piano fiscale, amministrativo, della giustizia, mettendo in campo tutte le migliori capacità per rimuovere gli ostacoli che possono rallentare la ripresa. “Il debito si risolve con l’azione politica” ha detto ancora Tedoldi, che ha chiuso l’incontro con una nota di ottimismo: “Il Paese può farcela, se riesce ad invertire una difficoltà che nasce da una visione ristretta della politica. Serve ricostruire i rapporti fra partiti e forze politiche - e che si torni a dialogare davvero”.