I vincitori della sezione inediti
Gianfranco Mattera
Sono nato il 12.08.1975 a Ischia, la più grande delle tre isole dell'arcipelago campano. La mia prima frontiera è stata il mare: bello, azzurro, cristallino, ma anche burrascoso, imprevedibile, sferzato dai venti. Quando finalmente sono riuscito ad accendere l'auricolare sui rumori del mondo, sono giunto 'in continente', a Napoli, dove mi sono specializzato come educatore di strada per il recupero dei tossicodipendenti. Poi il caso, il destino o una ferrea volontà mi ha condotto fino in Trentino dove risiedo da nove anni. Lavoro nel sociale. Ho una bimba, il più bel racconto che abbia mai scritto…
Motivazione della giuria
Il racconto "Anna e i burattini" affronta un tema doloroso, la vita poco più che vegetativa di chi ha subito gravi lesioni cerebrali, ma lo fa con grande delicatezza e con uno stile asciutto e poetico. L'io narrante fa visita ogni giorno al fratello gemello, cerebroleso e ormai prossimo alla fine. Nell'istituto che lo accoglie ci sono altri "burattini" come lui, con i corpi immobili, le membra rigide come pezzi di legno. Insieme a loro c'è anche Anna, una ragazza di ventidue anni che soffre di una malattia congenita molto debilitante, e che tuttavia riesce almeno a strisciare sulle ginocchia. E che soprattutto sorride, sempre. Prendendosi cura di lei, guardando i suoi occhi "un po' blu, un po' verdi come il mare", il narratore sembra finalmente trovare un senso nel non senso della malattia e della morte, e impara quanto poco basta per essere felici.
Rocco Meloni
Nasce il 1989 a Rovereto, ha vissuto a Dro quasi per tutta la vita, salvo una piccola parentesi di tre anni a Trento per studio. Diplomato al liceo scientifico Maffei di Riva del Garda, laureato in lettere moderne presso l'università di Trento. Ha giocato a calcio per parecchi anni nella squadra di paese. Socio fondatore insieme ad altri ragazzi dell'associazione Richiedenti Terra di Trento e dell'Orto comunitario di Villazzano, è molto attratto dall'idea di una vita in collettività a contatto con la natura. Ha gestito per qualche anno una libreria sociale con una piccola associazione culturale. Scrittore fin da piccolo per passione, si diletta nello scrivere racconti e poesie. Ha intrapreso lo scorso agosto un bellissimo viaggio in bici nei Balcani dalla Slovenia all'Albania, del quale sta cercando di scrivere un racconto. Ha inoltre disceso lentamente gli Appennini in camper fino allo stretto di Messina (viaggio di cui rimane un resoconto su un blog su internet).
Motivazione della giuria
"Teneva gli occhi chiusi, Armando". Un endecasillabo che intitola e scandisce la cronaca di un'introspezione capace di proiettare fuori di sé lampi potenti. Tra gli interstizi dei suoi occhi chiusi Armando osserva il mondo, il piccolo paese in rovina dove ha gattonato da bambino, la piazza, che "rideva con pochi denti in un sorriso antico, o non rideva affatto nonostante il sole la specchiasse al cielo, infiltrandosi tra le abitazioni". Al centro di tale microcosmo dove nulla sembra accadere c'è lui, Armando, ragazzo solitario, isolato da tutto (la madre è malata, il padre da sempre distante, e Armando oltre a tenere gli occhi chiusi, scherma le orecchie calandole nelle amatissime sonorità elettroniche). Alla visione naturalista e poetica insieme del protagonista, si frappone il suo tentativo di uscire da sé, incontrare uomini stranieri, il mondo. Impregnato di malinconia, il racconto si regge sulla corda tesa e lucida di una scrittura attenta, matura, densa di promesse per l'avvenire.
Hanna Battisti
Nata a Caldaro nel 1961, residente ad Appiano. Arteterapeuta libera professionista, psicologa ed artista. Laurea in pedagogia indirizzo psicologico a Innsbruck (A), specializzazione in dinamica di gruppo con diploma Ruth Cohn (CH), specializzazione in arteterapia (ArTeA, Milano). Formazione infotografia artistica.
Esperienze professionali: - Redazione della rivista "Perspektive", Insegnamento di psicologia e pedagogia alla scuola per professioni sociali "Hannah Arendt" Bolzano, Gestione dell'Atelier di Arteterapia a Caldaro. Esposizioni di fotografia artistica dal 1995: tra gli ultimi progetti fotografici Über die Jahre, Berna (CH); Minimum, Innsbruck (A);
One Night III, Fortezza (I) e Peccatum mortiferum, Eisenstadt (A).
Motivazione della giuria
Salvatore dice di sé "Sono una talpa, sai", e prosegue: "Sai, la talpa è un animale stupefacente. Vive esclusivamente nel sottosuolo, in sistemi di gallerie ampiamente ramificati che si è scavata da sé." E questo rimando alla ramificazione incarna anche il principio compositivo del testo stesso. In poche pagine viene raccontata una vita intera. Sono in gioco nientemeno che amore e morte. Vengono creati legami tra situazioni molto distanti tra loro, in modo sapiente vengono ripetuti e variati i temi, motivi diversi vengono messi in relazione reciproca e montati l'uno contro l'altro. Il testo è sorprendentemente concreto e misterioso al contempo, è incisivo nella sua fisicità, eppure resta un enigma.
Vincitore sezione editi
Marco Pontoni
Henry J. Ginsberg è lo pseudonimo usato da Marco Pontoni per "Sarajevo" e gli altri racconti contenuti nella raccolta "Vengo via con te", (Valentina Trentini, 2012), in parte pubblicati anche nel blog Tempi & Modi. Nato a Bolzano nel 1965, si è laureato in Scienze politiche all'Università di Bologna. Giornalista, ha pubblicato il romanzo "Music Box" (Curcu & Genovese, 2006) e con il fotografo Massimo Zarucco "Mozambico, l'orgoglio di un popolo" (Valentina Trentini, 2005), oltre a racconti e contributi su numerose testate, fra cui il romanzo breve "Avventura meravigliosa di Tory Hans". Finalista al premio Calvino con il romanzo "Macchine fluide" (ancora inedito), membro della redazione dell'annuario di letteratura comparata "Comunicare–letterature, lingue" (Itc-Il Mulino) è anche autore di video e reportages in Africa, Asia e America latina.
Motivazione della giuria
"Sarajevo". Nella città diventata tristemente il simbolo della guerra in Europa sul finire del secolo scorso, si dipana un racconto secco, teso, ultimativo. Da anni non si spara più a Sarajevo, ma una giornalista va ugualmente alla ricerca di storie da raccontare. In un gioco allusivo di specchi e labirinti, il racconto diventa così anche quello del suo incontro con l'uomo che le fa da guida, che le mostra la città ferita e i suoi abitanti: o almeno quelli che sono rimasti. Storia collettiva e sentimenti privati, paura e fiducia, curiosità e desiderio, odio e amore percorrono il racconto, sapientemente sospeso. Regalando incertezze e attese, grazie ad una scrittura che accompagna il lettore, senza aggredirlo né blandirlo.
Premio Speciale Cassa Rurale Valli di Primiero e Vanoi
(per residenti nella Comunità di Primiero
Simone Cassol
Sono nato a Feltre (BL) il 9 maggio 1979. Feltre è anche la città dove vivo, dove lavoro come impiegato e dove ho studiato, laureandomi in Lingue e letterature straniere nel 2003. Come per molti, la scrittura è stata anche per me un esercizio prevalentemente privato, alimentato dalla passione per la lettura e gli autori studiati. Frontiere è la mia prima ed unica esperienza in un concorso per racconti. Per il resto, a proposito di scrivere, sono stato per diversi anni giornalista pubblicista per un quotidiano bellunese e collaboro attualmente con una rivista culturale e di partecipazione che si intitola La Theka, fondata a Fonzaso nel 2009 con alcuni amici.
Motivazione della giuria
Un misurato e delicato viaggio a ritroso nel tempo, in un racconto dove il ricordo delle partite a calcio con gli amici, sognando Maradona e l'uscita con la ragazzina cui il protagonista vorrebbe dire qualcosa d'importante - senza riuscirci - nella notte delle stelle cadenti, si intrecciano nel consegnarci una fotografia nitida, rispettosa, nostalgica della perduta adolescenza. E il contrasto - restituito da un salto temporale che si affida ad una scrittura piana, matura, evocativa, convincente - diventa malinconia quando il ragazzino che correva nell'erba, diventato giornalista sportivo negli Stati Uniti, ripensa ai giorni senza fine della sua ormai lontana estate italiana. Così il tentativo vano di fermare il tempo si unisce alla consapevolezza di quanto la memoria, attraverso la scrittura, possa rivelarsi salvifica.
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