I forti realizzati in Trentino cominciarono a venire alla luce nel XIX secolo, quando questo territorio era il Tirolo meridionale, parte dell'Impero Austroungarico. L'opera di fortificazione del Trentino conobbe un'accelerazione attorno al 1860, dopo la fine della Seconda guerra di indipendenza e proseguì fino alla Prima guerra mondiale. Negli ultimi anni molti manufatti - forti, trincee, postazioni per l'artiglieria e quant'altro - sono stati recuperati e restituiti alla fruizione. "Un lavoro non banale - ha spiegato Camillo Zadra, provveditore del Museo storico della Guerra di Rovereto, moderatore della prima sessione dei lavori, che proseguiranno fino al tardo pomeriggio di oggi - per diversi ordini di ragioni. Innanzitutto è da poco che le fortezze che furono teatro della Prima guerra mondiale vengono considerate parte del paesaggio contemporaneo. Molti di questi manufatti, al di là del nome altisonante con cui spesso erano stati battezzati, si erano deteriorati in fretta. Alcuni erano anche stati distrutti - e a volte subito ricostruiti - nel corso delle battaglie che si erano succedute su questa parte del fronte alpino. Negli anni successivi alla guerra, inoltre, la gran parte delle fortificazioni militari vennero demolite per estrarne il materiale d'uso, dai metalli alle pietre lavorate". Questa demolizione veniva considerata naturale perché le strutture in questione venivano considerate come non più utilizzabili per i loro scopi originari, e quindi inservibili.
Solo recentemente, pertanto, si è cominciato a guardare a queste costruzioni come a un qualcosa da restaurare e valorizzare. Ma le fortificazioni del Trentino non sono diventate un simbolo dell'identità nazionale, anche perché come minimo esse rimandano ad una memoria condivisa, in parte italiana ma in parte (anzi in larga parte) asburgica. Il lavoro di recupero svolto in questi anni non ha quindi nulla a che vedere con un approccio nostalgico o celebrativo. Oggi queste testimonianze, in gran parte riconducibili alla Grande Guerra, costituiscono piuttosto i luoghi di una memoria che si cerca di recuperare, aperti alla fruizione tanto dei residenti quanto dei turisti. Luoghi che, grazie agli sforzi prodotti sia a livello locale che nazionale, vengono restituiti alla visita e alla meditazione nella loro dimensione più corretta, che è poi quella di una memoria "fondativa", essendo comunque la Grande Guerra un architrave della memoria comune, memoria depurata però dalla retorica del passato.
Immagini a cura dell'ufficio stampa.
Audiointervista provveditore Zadra
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