La ricerca è stata condotta dai dottori Riccardo Pertile, Silvano Piffer, Francesco Pizzo e Marino Migazzi, sulla base di una decisione assunta dalla Giunta provinciale nel 2010. Il territorio della valle, con i suoi 38 comuni, e' stato suddiviso in due aree, rispettivamente ad alta e a bassa intensità di coltivazioni (corrispondenti grosso modo alla Bassa e alla Alta valle di Non). Il terzo elemento di raffronto e' stato il territorio provinciale nel suo complesso.
Nelle due ricerche precedenti erano emersi dati poco rilevanti sia sotto il profilo di intossicazioni (6 casi accertati nel 2005) sia per quanto riguarda gli effetti cronici derivanti dall'esposizione a fitofarmaci, come l'insorgenza di tumori, malformazioni congenite e allergie. Riguardo ai tumori in particolari non si constatavano differenze statistiche sostanziali fra la valle e il resto della Provincia, e nemmeno fra la Provincia del suo complesso e le regioni limitrofe, come Veneto e Friuli Venezia Giulia.
Questo nuovo studio - condotto assieme ad Appa e Fondazione Mach - conferma in sostanza gli esiti degli studi precedenti. Esso ha comportato il vaglio degli archivi statistici provinciali disponibili (Registro tumori, Cedap, Sdo, Esenzioni ticket e così via) , relativamente a tumori, leucemie, abortività spontanea, malformazioni congenite nel feto e nel neonato ed altre patologie che la letteratura scientifica associa ai fitofarmaci. Per la suddivisione del territorio nelle due macro aree si e' considerata la superficie destinata alla coltivazione delle mele rispetto alla superficie totale, ed inoltre altri fattori che potessero influire sulla valutazione finale (altitudine del comune, presenza di rilievi montagnosi, vicinanza di nuclei abitati con meletti appartenenti ad un altro comune e così via). I comuni a bassa intensità di coltivazioni hanno una popolazione di poco più di 7000 abitanti. Negli altri, quelli ad alta intensità di ettari, ovvero grossomodo quelli della Bassa valle di Non, risiedono circa 31000 persone.
Il tasso di incidenza dei tumori, nel periodo considerato (2000-2006), era forse il dato più atteso. La ricerca, suddivisa per sesso, non evidenzia alcuna differenza significativa fra le due aree considerate e fra queste e il Trentino. Lo stesso vale per Alzheimer e Parkinson, patologie per le quali i dati disponibili hanno consentito un'indagine su un arco temporale più ampio, cioè dal 2000 al 2009. Per quanto riguarda le malattie respiratorie, invece, si è notata una differenza significativa fra la zona a bassa intensità di coltivazioni e il territorio provinciale nel suo complesso, con ogni probabilità per cause che non hanno nulla a che vedere con i fitofarmaci; vivere in Alta valle di Non, in pratica, sarebbe "protettivo", nei confronti di alcune patologie allergiche, in virtù della particolare composizione vegetativa della zona. Anche per quanto riguarda l'abortività spontanea è emerso un rischio più basso per le donne che risiedono nelle due aree della valle di Non considerate rispetto al Trentino nel suo complesso. Anche nel settore degli eventi avversi alla gravidanza (nati prematuri, nati con malformazioni congenite e così via), fermo restando che si sono considerati anche altri fattori di rischio oltre all'esposizione ai fitofarmaci (età della madre, professione, fumo in gravidanza), non sono emerse relazioni significative con il fattore "residenza".
Naturalmente la ricerca non tiene conto di tutte le variabili possibili, in particolare delle storie individuali di ciascuno. Ad esempio: quante persone residenti in valle si sono spostate o trasferite altrove nel periodo preso in considerazione? Essa ha però il pregio di essere stata condotta in tempi molto contenuti e di evidenziare un dato importante: per quanto riguarda i "numeri", ovvero le percentuali di persone che si ammalano, vivere in valle di Non non rappresenta un fattore di rischio.
Presenti alla serata anche il direttore dell'Azienda sanitaria Luciano Flor e il presidente della Comunità di valle Alessio Migazzi, il quale ha sottolineato come per un amministratore sia indispensabile disporre di una base di dati "forte", aggiornata e solida sotto il profilo scientifico per affrontare questo genere di tematiche e dare alla popolazione le informazioni che essa richiede.
"Stiamo andando nella direzione giusta - ha commentato ancora l'assessore Rossi - nel nostro intento di contiene al massimo i rischi connessi all'uso dei fitofarmaci in agricoltura - che in certa misura indubbiamente esistono - sia sotto il profilo regolamentare che sotto quello tecnologico. Sui regolamenti come noto la competenza e' comunale. L'auspicio della Provincia, comunque, e' che venga sempre più adottata una logica condivisa e diffusa, perché i regolamenti creano cultura e buone prassi." (mp)
Immagini video a cura dell'ufficio stampa.
Audiointerviste all'ass. Rossi e al dott. Pizzo.
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