Il fenomeno della disoccupazione giovanile ha assunto in Europa una rilevanza economica e sociale senza precedenti negli ultimi decenni, tanto da essere collocato in primo piano nell'Agenda politica dell'UE. Particolare attenzione è riservata ai giovani NEETs, cioè ai soggetti dai 15 ai 29 anni che non lavorano e non stanno partecipando a un percorso formativo, scolastico o di tirocinio. Pur eterogenea la cosiddetta "generazione NEET" è composta per più del 50% da giovani inattivi, cioè che non ricercano un lavoro, soprattutto perché scoraggiati. Il passaggio da tale stato a quelli dell'esclusione sociale, della deprivazione economica e della marginalizzazione permanente o di lunga durata può essere facile. La non iscrizione ad un centro pubblico per l’impiego ne impedisce inoltre l’ammissione a garanzia per i giovani.
Per affrontare la problematica risulta necessario individuare, testare e validare dapprima delle strategie e degli strumenti che siano in grado di ridare fiducia a questi giovani, verso le istituzioni, verso il mercato del lavoro e verso sé stessi. “Simili processi di riattivazione - spiegano gli organizzatori - devono consentire in particolare a questi giovani di intercettare dei processi di formazione quale conclamato e principale strumento per superare la loro condizione”. Questi processi devono però essere costruiti in continuità con quelli di riattivazione, cioè tenendo conto dei gap e delle condizioni psico-sociali dei giovani da intercettare. Una volta riattivati e riavviati verso percorsi di apprendimento delle competenze essenziali per la vita e il lavoro, questi giovani possono anche beneficiare con successo dei percorsi ordinari di garanzia per i giovani.
Obiettivi del progetto e del meeting che si aprirà lunedì a Trento, sono quindi la definizione condivisa di strategie e strumenti per la riattivazione e, una volta maturata tale condizione, per il concreto accesso alla formazione, orientata a fornire competenze per la vita e per la cittadinanza attiva.