In una sala strapiena, moltissimi i giovani, l'esordio di Enrico Letta in risposta alle analisi di Sofia Ventura e alle domande di Tonia Mastrobuoni ha suscitato un grandissimo applauso per il ricordo del ragazzo europeo per antonomasia, Antonio Megalizzi, "Trento vuol dire soprattutto, questo". "Abbiamo parlato di migrazioni con tutta la libertà e la schiettezza che oggi questa mia condizione mi consente, la grande fake news nel nostro Paese, oggi, è che stiamo parlando giustamente di migrazioni ma nella direzione sbagliata. - ha continuato il direttore della Scuola di Affari internazionali dell'istituto di studi Politici di Parigi, Enrico Letta - La questione non è l'invasione, che non c'è, la questione è l'esodo che c'è dei tantissimi giovani italiani che se ne stanno andando dal Paese e se non ci rendiamo conto che la principale preoccupazione che dovremmo avere oggi è esattamente quella di capire non di bloccarli qui ma di far sì che queste esperienze che fanno fuori diventino risorsa fantastica per l'investimento sul nostro Paese". Enrico Letta a questo proposito ha ricordato che nella sua Università il "quarto gruppo studentesco, ma a livello accademico, sono gli Italiani". A conferma delle grandi risorse italiane all'estero. Il già presidente del Consiglio dei Ministri, parlando della Scuola di formazione che ha fondato, ha ricordato che l'ha voluta dedicare ad un grande italiano, un grande Trentino, Beniamino Andreatta, a cui "ero molto legato per motivi accademici, storici, politici" (è stato il suo "maestro" e ha rivestito il ruolo di capo della segreteria 1993-1994 quando Beniamino Andreatta - Governo Ciampi - era Ministro degli Esteri ndr.).
Raccontando dell'esperienza dei 400 giovani che hanno frequentato la scuola di politica ha raccontato dell'esperienza gratuita per alcuni di questi ragazzi, dopo una severa selezione, che si finanzia con delle borse di studio che alcune persone hanno messo a disposizione. "E ci sono professori che hanno fatto grandi esperienze nella loro vita e che hanno il senso del 'dare indietro', di restituire. Vuol dire che fanno corsi gratuitamente a questi ragazzi che non avrebbero la possibilità di fare master. Vederli crescere è un'esperienza straordinaria. Perchè la formazione? Secondo me il nostro Paese è arretrato e oggi si è fermato e sta tornando indietro pesantemente a partire dalla crescita esponenziale dei fenomeni di diseguaglianza nel campo formativo che generano, a catena, la crescita delle disuguaglianze nel nostro Paese, alla radice di gran parte dei problemi che stiamo vivendo. Quale è la differenza principale fra il miracolo economico e oggi? - ha continuato l'autore di 'Ho imparato? - Il miracolo economico ha vissuto su una convergenza sociale nel campo della formazione. Mio padre abruzzese, mia mamma sarda vanno via dalle loro regioni e si ritrovano con le borse di studio a Pisa, dove studiano insieme a ragazzi friulani, siciliani, piemontesi, ragazzi di tutti i ceti sociali, figli di laureati e figli di persone laureate, tutti insieme una mixità che non si è mai ripetuta più, nel nostro Paese e che ha creato una sintonia generazionale tra persone che avevano esperienze di censo e di ceto completamente diverse tra di loro. L'Italia si è creata lì, in quell'esperienza il miracolo economico è avvenuto lì, perché tutti puntavano al fatto che i loro figli facessero di più del pezzo di strada che avevano fatto loro. Oggi la cosa che mi preoccupa di più è che la società è divisa in due grandi insiemi, una minoranza, le famiglie che hanno mezzi economici propri, che mandano i figli a studiare all'estero, (in varie esperienze di diverso livello), una costante, un esodo che va in quella direzione, una minoranza. E poi c'è la maggioranza delle famiglie senza mezzi, quindi il percorso di studio è dentro le mura domestiche senza l'opportunità di quella minoranza. E questo fossato che si sta creando sta creando allontanamento fra queste due parti. Torna la logica del censo e non quella del merito e questa divisione sta diventando drammatica, perchè è la divisione che genera le principali disuguaglianze. Fare esperienza all'estero è fondamentale, aprirsi. Perché per me questo è il tema principale, una piccola goccia, lo so benissimo, ma è proposta principale che metto nel libro che è quella dell'Erasmus per i 16enni, bisognerebbe che in questa legislatura europea i soldi venissero messi, in una quantità molto maggiore rispetto a quanto si sta facendo oggi per l'Erasmus. In Italia su 18 milioni di giovani partono per l'Erasmus fra i 30 e i 40 mila (solo) e sono usciti, almeno una volta, dall'Italia, 1 milione e mezzo di questi 18 milioni. Gli altri, no. Sedici milioni e mezzo, no. Questa questione sta diventando la questione principale la divisione tra un gruppo minoritario di giovani cosmopoliti, figli di famiglie cosmopolite che tendenzialmente tendono poi ad andarsene e una maggioranza che non vive queste esperienze perchè il sistema non lo consente. Perchè l'Erasmus per i 16enni? - ha continuando Enrico Letta - Vorrei avere bacchetta magica, vorrei essere per un giorno il presidente di tutte le istituzioni europee per tre ore e, con una bacchetta magica, spostare le risorse da tante voci di bilancio dove possono essere tranquillamente tolte e messe tutte su questa proposta: tutti i ragazzi europei di 16 anni dentro il loro percorso scolastico fanno tre mesi in un altro paese con una situazione costruita con tutte le garanzie del caso e questo finirebbe per essere la capacità per i ragazzi, ma anche per le famiglie, di sentirsi a casa loro sia a Klangefurth sia a Barcellona e fare questo vorrebbe dire dare a loro un'apertura straordinaria e creerebbe, soprattutto, il meccanismo di lotta alla disuguaglianze".
Il direttore della Scuola di Affari internazionali dell'istituto di studi Politici di Parigi, Enrico Letta, è convinto che l'Europa sia fondamentale per molti temi, come per esempio, la tecnologia. "Dobbiamo avere un'Europa forte e unita, in grado di evitarci di essere coloni cinesi o americani". L'analisi di Enrico Letta, di Sofia Ventura e di Tonia Mastrobuoni si è soffermata anche sulle élite e sulla questione riguardante la classe politica italiana che è prevalentemente maschile.
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