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Una lezione sulla democrazia. Nadia Urbinati, filosofa e politologa, docente alla Columbia University di New York, ha parlato di questo concetto apparentemente semplice alla platea del Festival 2019, in un salone di Rappresentanza di Palazzo Geremia da tutto esaurito. «Èlite e popolo. Un conflitto utile» il titolo dell’intervento, che ha spaziato dall’antica Grecia a Machiavelli a John Stuart Mill, filosofo del liberismo economico dell’Ottocento. «Conflitto è un termine a lungo rimosso, negato, e infatti oggi non compare tra le parole più usate nei media e nei dibattiti, a differenza di sicurezza, democrazia, ambiente» ha precisato nella sua introduzione il giornalista di Repubblica Roberto Mania, aggiungendo che oggi in apparenza si rifugge il conflitto: «Diciamo che non ci sono più destra e sinistra; che non esistono più operai e padroni; a causa della debolezza di sindacati e partiti sono scomparsi i conflitti collettivi.
Oggi la linea di divisione è l’economia, la scomparsa del ceto medio, il rancore che nasce dalle disuguaglianze». E la professoressa Urbinati ha confermato: «C’è sempre stata un’opposizione, un conflitto tra pochi e molti. I pochi sono le élite unite da stili di vita, istruzione elevata ed esclusiva, abbigliamento, residenza in determinati quartieri. I molti sono dappertutto e capiscono che l’uguaglianza è una finzione. C’è uguaglianza politica in democrazia, ma non per questo uguaglianza economica o di opportunità». Questo scollamento tra princìpi dichiarati e vissuti origina rancore, malcontento, populismo. Il populismo è una strategia politica. È una sorta di «monarchia popolare» in cui il popolo diventa tutt’uno con il monarca. Alternative? Per Urbinati, forme organizzative alternative da parte delle masse. Come i partiti, che sono passati dal costruire partecipazione a gestire la leadership. «Ma il conflitto – ha aggiunto la professoressa Urbinati – è il sale della vita pubblica e della libertà. Perché i pochi che hanno un desiderio quasi erotico, come lo definiva Platone, del potere, sono controllati dai tanti che puntano alla tranquillità dei loro possessi. Questa tensione non è una iattura, perché è da questa mancanza di fiducia che nasce la democrazia. La libertà è opera di molti, perché è la maggioranza dei cittadini ad essere diffidente del potere e quindi a creare regole di controllo».