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Tutto si gioca attorno al "trilemma" della questione energetica - ovvero la compatibilità tra l'esigenza di garantire la sicurezza delle forniture, l'efficienza economica del sistema (mantenere basso il prezzo dell'energia) e i cambiamenti climatici - introdotto ad inizio incontro da Matteo Di Castelnuovo che, assieme al climatologo Antonio Navarra ha animato il confronto con Ekins, moderato dal responsabile scientifico del Festival della scienza medica di Bologna, Pino Donghi.
"Secondo l'Agenzia internazionale dell'energia - spiega Di Castelnuovo - nel 2014 le emissioni si sono fermate, non accadeva da 40 anni, a causa di un cambiamento nelle modalità di consumo di energia in Europa e negli USA. La nostra dipendenza dai combustibili fossili è scesa in dieci anni dall'82 al 75 per cento, un risultato straordinario, ed ancora tale dipendenza si ridurrà in futuro. Il mercato della CO2 è nel frattempo crollato, ma la novità è che le centrali a carbone stanno riguadagnando terreno, mentre quelle a gas stanno perdendo spazio. L'energia elettrica? È diventata spazzatura, le centrali pagano perchè sia ritirata, sono crollati i prezzi e le centrali tradizionali non sono più in grado di recuperare. Anche in Italia la domanda di elettricità è in calo: nel 2014 quasi il 40 per cento della domanda di energia è stata soddisfatta da energie rinnovabili. Anche la domanda di picco è andata scendendo, nonostante questo si è continuato a costruire centrali idroelettriche, che sono raddoppiate, a fronte di una domanda rimasta stabile o in declino. Pure la domanda di gas è scesa."
Questo il sintetico quadro fatto da Di Castelnuovo di cosa sta accadendo nei mercati elettrici. Alla questione energetica, come sappiamo, è strettamente legata quella climatica. "Difficile fare qualsiasi politica che non tenga conto dei cambiamenti climatici" afferma Navarra, "ma dobbiamo essere ottimisti perché l'umanità è in grado di risolvere i problemi, restando al tempo stesso preoccupati perchè non sempre sapere che fumare fa male porta a smettere, e noi ci stiamo fumando il pianeta."
"Creare un mercato energetico diverso, che sia meno in conflitto con l'ambiente - questa la conclusione di Ekins - è certamente possibile, l'unica opzione non accettabile è quella di non prendere nessuna decisione. Le decisioni sono difficili perché gli investimenti che dobbiamo fare avranno un impatto per decenni. Dobbiamo iniziare chiedendoci quanta energia ci servirá; possiamo diminuire la domada di energia, e quasi tutti i Paesi chiedono oggi meno energia, ma dobbiamo anche dare alla rete la capacità di rispondere su molte fonti distribuendo l'energia. Ci sono solo 4 nuove fonti da usare su grande scala: le grandi rinnovabili, le rinnovabili distribuite, il nucleare, il carbone. Dobbiamo scegliere, sapendo che tutte queste opzioni comportano dei problemi. La stessa bioenergia, ad esempio, è in competizione con la biodiversità, e poi ci sono i problemi sociali e le lotte politiche soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. Dobbiamo, soprattutto, sviluppare una politica specifica per le nuove tecnologie, quelle ambientali e quelle ITC, che devono integrarsi per dare sempre maggiore efficienza al sistema." -