La Riserva della Biosfera è una qualifica internazionale assegnata dall'Unesco, si tratta di aree, marine e/o terrestri, che le amministrazioni si impegnano a gestire nell'ottica della conservazione delle risorse e dello sviluppo sostenibile, coinvolgendo le comunità locali: "Gli obiettivi sono promuovere e dimostrare una relazione equilibrata fra la comunità umana e gli ecosistemi, creare siti privilegiati per la ricerca, la formazione e l'educazione ambientale, ma non si tratta - ha chiarito il dirigente Claudio Ferrari - di creare nuovi ambienti da tutelare, come invece è stato fatto in passato. Non è più il tempo di istituire oasi di protezione che escludono l'uomo; la nuova cultura della protezione va nella direzione di premiare proprio il rapporto equilibrato tra uomo e natura, basato su una piena consapevolezza che su questo equilibrio si gioca il futuro, anche economico, dei nostri figli. Le Riserve della Biosfera danno un riconoscimento ai territori gestiti responsabilmente nel passato, per aiutarci a continuare su questa strada virtuosa, che oggi si chiama sviluppo sostenibile: si va nella direzione di valorizzare il turismo sostenibile, le produzioni agricole di qualità, la zootecnia di montagna e altre forme di economia sostenibile".
Uno dei requisiti fondamentali richiesti dall'Unesco è la partecipazione. Non a caso la proposta riguarda un territorio dove si sono sviluppati nel passato, anche recente, numerosi processi di sviluppo con un approccio dal basso, come l'Ecomuseo della Judicaria, la Carta europea del Turismo sostenibile nel Parco naturale Adamello Brenta, fino al recente percorso per la Rete di Riserve delle Alpi ledrensi, con cui questo progetto dovrà entrare in stretta sinergia.
Il Programma MAB (Man and the Biosphere) è stato avviato dall'Unesco negli anni '70 allo scopo di migliorare il rapporto tra uomo e ambiente e ridurre la perdita di biodiversità attraverso programmi di ricerca, questo ha portato al riconoscimento, da parte dell'Unesco, delle Riserve della Biosfera e di un network mondiale per promuovere studi, ricerche e percorsi internazionali: "Nel mondo - ha commentato Ferrari - vi sono 621 Riserve, in Europa sono 166 concentrate soprattutto in Spagna, Germania, Polonia e Regno Unito. In Italia sono 9, l'ultima arrivata è quella del Monviso, ed è in corso di candidatura quella del Delta del Po".
L'agronomo Maurizio Odasso, che si occuperà del dossier per la candidatura, ha quindi illustrato le peculiarità del territorio, dai siti palafitticoli di Fiavé e Ledro riconosciuti Bene Unesco, alle Dolomiti di Brenta, dall'elevata biodiversità, ai flussi migratori dell'avifauna con il sito di inanellamento di Bocca di Casèt, passando attraverso i punti di forza sociali, economici e storici: "Non va dimenticata - ha proseguito Odasso - la gestione collettiva delle risorse naturali, con foreste, pascoli, acque dolci, il sistema termale e le centrali idroelettriche, i prodotti della terra e i loro derivati con le certificazioni di qualità e i marchi Dop, il turismo e l'agriturismo, i laghi. A completare il quadro vi sono poi i soggetti che operano sul territorio, l'Ecomuseo e i musei, il Parco Adamello Brenta, i Comuni, i Bim, le Apt e le Pro Loco, la Sat e le altre associazioni".
Infine i referenti provinciali hanno illustrato le origini della proposta e i prossimi passaggi. L'idea è partita lo scorso febbraio dall'Ecomuseo della Judicaria, a marzo 2013 vi è stato quindi un ordine del giorno approvato dal Consiglio provinciale per promuovere il processo di candidatura a "Riserva della Biosfera". Il percorso è stato condiviso dai Comuni delle Giudicarie che ricadono nel territorio dell'Ecomuseo "Dalle Dolomiti al Garda" e da quelli che hanno aderito alla rete di riserve della Alpi Ledrensi, dalle Comunità di Valle, dalle Apt e dal Consorzio turistico di Ledro, dai Bim e dal Parco, nonché dalla Provincia autonoma di Trento, in totale 20 soggetti che a breve approveranno un protocollo di intesa; il coordinamento è del Comune di Comano Terme e della Provincia autonoma di Trento. Ad aprile sono stati invitati a visitare il territorio alcuni esperti Unesco; sono seguiti incontri al Ministero dell'Ambiente e alla sede Unesco di Parigi. In queste settimane si sta lavorando alla stesura del dossier per la candidatura, che andrà presentato entro la fine di settembre, il pronunciamento è atteso a maggio del 2014.
In Trentino vi sono due aree riconosciute come Patrimonio dell'Umanità - le palafitte e le Dolomiti -, ma nessuna "Riserva della Biosfera". Nel giugno del 2009 le Dolomiti sono state infatti iscritte nella lista dei Beni ambientali del Patrimonio Mondiale: i nove gruppi dolomitici (Pelmo-Croda da Lago, Marmolada, Pale di San Martino-San Lucano, Dolomiti Bellunesi, Dolomiti Friulane e d'Oltre Piave, Dolomiti Settentrionali, Puez-Odle, Sciliar-Catinaccio- Latemar, Bletterbach, Dolomiti di Brenta), estesi su un territorio di 231 mila ettari, si elevano su 5 diverse province (Trento, Bolzano, Belluno, Pordenone e Udine) e sono iscritte nella Lista Unesco come Bene naturale e Bene seriale. Due anni dopo, nel giugno del 2011, anche gli insediamenti palafitticoli di Fiavè e Molina di Ledro sono stati dichiarati Patrimonio dell'Umanità nella lista dei Beni culturali, parte di una candidatura che comprende altri 109 antichi insediamenti delle Alpi, giudicati di elevato valore scientifico tra gli oltre mille conosciuti. (at)
Riprese, immagini e intervista (a Claudio Ferrari) a cura dell'Ufficio Stampa
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