Venerdì, 12 Ottobre 2018 - 21:31 Comunicato 2443

Doping e antidoping: la sfida infinita

Impossibile non affrontare anche l’annoso tema del doping in un festival dedicato allo sport inteso a 360 gradi. Come rendere la vita sempre più difficile a coloro che in ogni modo cercano di truffare gli avversari oltre che se stessi? Come rendere fluido e omogeneo il sistema antidoping a livello internazionale? A Palazzo Geremia nella Sala Falconetto ne hanno parlato Sebastien Gillot, responsabile Wada Europa, Guido Rispoli, procuratore generale del distretto del Molise già procuratore capo a Bolzano, Leonardo Gallitelli, responsabile di Nado Italia e Francesco Botré, direttore scientifico del Laboratorio Antidoping di Roma

“Gli organizzatori del Festival dello Sport meritano un plauso particolare per aver inserito nel programma un tema così delicato ma che, allo stesso tempo, va purtroppo di pari passo con lo sport stesso – ha commentato Gillot -. Fino al 1999 non esisteva un’agenzia sovranazionale, non esistevano regole comuni, un atleta poteva essere squalificato in uno stato e magari non in un altro. Grazie alla creazione della Wada ora esiste un soggetto garante del rispetto dell’antidoping in tutto il mondo, noi ci occupiamo che determinati codici in materia di doping vengano rispettati ovunque grazie ad un rapporto continuo con le singole agenzie nazionali e quelle internazionali”. Il generale Gallitelli ha invece parlato dell’attività di Nado Italia: “Siamo la struttura nazionale dell’antidoping e nasciamo con il preciso intento di far rispettare le regole esistenti in modo che l’armonia operativa non subisca contraccolpi. La giustizia sportiva dev’essere immediata ed educare ai quei valori che sono propri dello sport: lealtà, onestà, sacrificio e passione. Questo a differenza ovviamente della giustizia penale che deve invece colpire il reato specifico ed ha quindi bisogno di un eventuale dolo. Se i risultati delle analisi ci informano di un’eventuale positività noi dobbiamo fermare l’atleta in rispetto anche degli altri; mediamente ogni anno svolgiamo otto mila controlli e l’un percento risulta positivo. Si tratta di un dato molto alto ”. Rispoli durante la sua attività bolzanina aveva indagato sulla prima positività di Alex Schwazer all’immediata vigilia delle Olimpiadi di Londra 2012: “Fu un’attività investigativa portata avanti insieme ai Carabinieri, ai Nas e ai Ros, lui dapprima negò per poi ammettere le proprie responsabilità e infine patteggiare. Ciò che però cercammo di capire riguardò soprattutto i professionisti che facevano parte dell’entourage dell’atleta, focalizzando la nostra attenzione su tre figure che furono dapprima rinviate a giudizio per favoreggiamento per poi essere condannate in primo grado qualche mese fa. Con questo voglio dire che non ci si può fermare solo alle colpe del singolo ma bisogna quantomeno provare ad allargare gli orizzonti a 360 gradi”. Botré ha invece fatto il punto sull’attività del Laboratorio Antidoping di Roma: “Ogni dodici mesi svolgiamo dodici mila analisi, siamo uno dei trenta laboratori al mondo accreditati dalla Wada. Ho cominciato a fare questo lavoro venti anni fa e pensate che nel ’98 si cercava l’eventuale presenza di 150 sostanze, oggi siamo a 500. Il tutto, rispetto al passato, dev’essere fatto anche in un tempo molto inferiore”.



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