Un progetto unico in Italia e tra i primi in Europa per affrontare le sfide della sicurezza e rispondere a bisogni reali di istituzioni, aziende, cittadinanza. L’Università di Trento, oggi in una conferenza nazionale, ha lanciato l’Istituto di scienze della sicurezza, laboratorio che coinvolge oltre 70 docenti di 10 dipartimenti e centri dell’Ateneo e che mette le competenze a servizio del sistema Paese. Alla conferenza di lancio, in corso fino al pomeriggio al Polo Ferrari 1 di Povo, si discute con nomi di primo piano di tutela del made in Italy e della proprietà intellettuale; sicurezza nella città del futuro; cyber security e sicurezza nazionale; rischio idrogeologico e sismico di strutture e infrastrutture; criminalità organizzata nazionale e transnazionale. Ogni sessione approfondisce le risposte che le scienze della sicurezza possono dare a bisogni specifici.
Andrea Di Nicola, referente per l’Istituto di scienze della sicurezza, ha spiegato: «Con questa iniziativa vogliamo investire sulla razionalità, sulla robustezza della scienza, sulla ricerca multi/interdisciplinare di qualità per capire e poi intervenire, per fornire risposte ai bisogni del Paese nei più disparati campi della sicurezza. È un’esperienza di ricerca e formazione avanzata che raccoglie un insieme di discipline scientifiche diverse (diritto, criminologia, sociologia, psicologia, statistica, matematica, scienze dell’informazione, ingegneria, economia, biologia, studi internazionali, scienze ambientali e altre ancora)».
Tra le strategie dell’Istituto di scienze della sicurezza quello di fare sistema: «Vogliamo contribuire a costruire una rete tra ricerca e formazione di qualità, da una parte, e istituzioni pubbliche della sicurezza, aziende nazionali, e cittadini, dall’altra. Stiamo tendendo una mano alle istituzioni e alle grandi aziende per contribuire alla sicurezza del Paese in modo concreto. Vogliamo anche contribuire a costruire una classe di professionisti della sicurezza che possa affrontare le sfide della sicurezza del futuro con conoscenze e strumenti nuovi».
Le ragioni dell’impegno si trovano nella visione di sicurezza dell’Istituto, per il quale «Sicurezza è: #01 proteggere i diritti, nei limiti del diritto; #02 usare competenza e metodo, perché è una scienza; #03 proteggere anche dai rischi di cui non si è consapevoli; #04 ricercare le cause dei fenomeni per strategie di lungo periodo; #05 affrontare problemi complessi con interventi multidisciplinari; #06 fare ciascuno la propria parte nell’interesse di tutti; #07 occuparsi dei contesti e delle persone più vulnerabili; #08 essere protetti e sentirsi protetti; #09 gestire problemi, anche locali, in una rete globale; #10 ottimizzare le risorse e migliorare la qualità della vita».
«Formazione e ricerca sulla sicurezza sono da sempre priorità dell’Università di Trento» ha ricordato il rettore Paolo Collini all’apertura della conferenza. «In Ateneo lavorano infatti alcuni tra i laboratori e i gruppi di ricerca del settore più riconosciuti a livello nazionale e internazionale, tra cui eCrime, CryptoLabTN - Laboratorio di Matematica industriale e Crittografia, Multimedia Signal Processing and Understanding, Security Research Group». Ora il salto di qualità: «L’Istituto di scienze della sicurezza, avviato dall’Ateneo trentino, è un unicum nel panorama nazionale e internazionale. Il suo obiettivo è mettere la didattica e la ricerca scientifica sulla sicurezza multi/interdisciplinare a servizio del Paese».
Apprezzamento per il lavoro di ricerca svolto dall’Università di Trento sui temi della sicurezza è stato espresso anche dal sindaco di Trento, Alessandro Andreatta, e dal presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti.
Per il sindaco di Trento, Alessandro Andreatta, «il problema della criminalità invade la quotidianità e tocca l’intimità delle persone. Se ne parla molto per strada, ma anche nella rete. Una recente indagine del Sole 24 Ore ha mostrato come l’84% degli italiani ritenga il numero di omicidi non diminuito dal 2000 a oggi, la realtà invece è che c’è stato un calo del 39%. Eurispes ci ricorda poi che per gli italiani la popolazione sarebbe composta tra il 16 e il 25% da persone immigrate, mentre i dati riferiscono una presenza dell’8% e al massimo del 10 in città». Ha concluso: «Se vogliamo studiare contromisure eque per constatare la criminalità, non bisogna alterare la realtà, ma partire dai dati e confrontarli. E dobbiamo ricordare che la criminalità cresce dove ci sono disagio sociale, marginalità e disperazione e quindi, per favorire la sicurezza, è fondamentale lavorare sull’integrazione».
«La Provincia vede con interesse e con favore iniziative come questa – ha detto il presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti – perché complementari a una vastità di azioni messe in campo prima di tutto dalle forze dell'ordine non solo per contrastare la criminalità ma anche per aumentare la “percezione” della sicurezza, fattore che, lo sappiamo, segue proprie dinamiche indipendentemente dalle statistiche sui reati». Fugatti, che ha colto l'occasione per ringraziare le forze dell'ordine per l'arresto del responsabile di una recente aggressione a un commerciante di Trento, ha sottolineato che notizie come questa contribuiscono a rassicurare i cittadini. «Ma al tempo stesso – ha aggiunto – esistono forme di criminalità che richiedono un continuo investimento anche in innovazione, ricerca e studio per un'efficace azione di contrasto. E ringraziamo l'università per l'impegno che ha deciso di dedicare anche in questo settore».
Il valore dell’Istituto di scienze della sicurezza è stato sottolineato da Angelo Tofalo, sottosegretario al Ministero della difesa. A margine della conferenza, dov’è tra i relatori, ha commentato: «Ottima questa iniziativa dell’Università di Trento, spero che anche altre università seguano questo esempio». Ha proseguito: «Credo che la sicurezza sia un dossier da affrontare e anche un’opportunità per i giovani di domani. Puntare sulla formazione in un settore, del quale spesso si parla in maniera non appropriata, è importante per formare nuove generazioni con la cultura della sicurezza. La diffusione della cultura della difesa della sicurezza nazionale dev’essere una stella polare per le istituzioni».
La conferenza di lancio dell’Istituto di scienze della sicurezza dell’Università di Trento vede la partecipazione di numerosi nomi di spicco del settore, a livello nazionale e internazionale. Con loro, per tutta la giornata, si parla delle sfide della sicurezza e della formazione e la ricerca scientifica multi/interdisciplinare a servizio del sistema Paese. Cinque le sessioni: Tutela del made in Italy e della proprietà intellettuale; Sicurezza nella città del futuro; Cyber security e sicurezza nazionale; Rischio idrogeologico e sismico di strutture e infrastrutture; Criminalità organizzata nazionale e transnazionale. Questa mattina hanno portato il loro contributo sulla contraffazione, tra gli altri, Stefano Vaccari (Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo), Claudio Bergonzi (Indicam), Ivano Maccani (Guardia di Finanza) e Olga Bussinello (Consorzio Vini Valpolicella). Sulla sicurezza urbana, tra i vari interventi, ci sono quelli di Gian Guido Nobili (Forum italiano per la sicurezza urbana) e Stefano De Capitani (Municipia). Mentre su Cyber security e sicurezza nazionale prenderanno la parola, tra gli altri, Angelo Tofalo (sottosegretario al Ministero della difesa) e Andrea Chittaro (Associazione italiana professionisti security aziendale).
Nel pomeriggio si proseguirà con gli ultimi due panel. Sul rischio idrogeologico e sismico tra gli interventi ci saranno quelli di Paolo Clemente (Enea) e Francesco Baruffi (Autorità di bacino distrettuale delle Alpi Orientali), mentre sulla criminalità organizzata si potranno ascoltare anche le voci di Antonio Laudati (sostituto procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo) e Giuseppina Maddaluno (Unicri).
Scheda
L’Istituto di scienze della sicurezza, parte del piano strategico dell'Università 2017/2021, è un grande laboratorio che riunisce oltre 70 docenti di 10 dipartimenti e centri dell’Ateneo. Il progetto si sviluppa sulla base di un approccio fortemente multi/interdisciplinare alla sicurezza e alle sue sfide globali crescenti.
In Europa è uno dei primi laboratori di questo tipo assieme a un istituto (Institute of Security and Crime Sciences) di Londra. Mentre in Italia non esiste alcuna esperienza di ricerca e formazione così avanzata che raccoglie tutte le discipline scientifiche rappresentate nell’Istituto (diritto, criminologia, sociologia, psicologia, statistica, matematica, scienze dell’informazione, ingegneria, economia, biologia, studi internazionali, scienze ambientali e altre).
Si occupa di formazione di alto livello e coordina progetti di ricerca applicata. L’attività ruota attorno a un patto, nuovo e virtuoso, tra mondo della ricerca e della formazione universitarie, mondo delle istituzioni pubbliche e delle aziende e cittadinanza. In questo modo l’Università di Trento è certa di poter dare un contributo importante nella lotta alla delinquenza e nell’innalzamento dei livelli di legalità e sicurezza in Italia.
L'Istituto ha un comitato di indirizzo composto da alti rappresentanti del mondo della sicurezza pubblica e privata e delle organizzazioni internazionali. Attraverso protocolli di intesa può, inoltre, stringere rapporti stabili con istituzioni pubbliche e grandi aziende/società italiane e straniere.
Ulteriori informazioni: isstn.unitn.it
L'Università di Trento lancia un progetto unico in Italia
Dieci regole per la sicurezza
L’Università di Trento, oggi in una conferenza nazionale, ha lanciato l’Istituto di scienze della sicurezza. «Vogliamo investire sulla razionalità, sulla robustezza della scienza, sulla ricerca di qualità per capire e poi intervenire, per fornire risposte ai bisogni del Paese nei più disparati campi della sicurezza» ha dichiarato Andrea Di Nicola, referente del progetto. Le chiavi? Analisi dei dati, approfondimento delle cause e approccio multi/interdisciplinare per strategie di lungo periodo. Un progetto unico in Italia e tra i primi in Europa che coinvolge oltre 70 docenti di 10 dipartimenti e centri dell’Ateneo