"La domanda di dirigenza non è statica, varia nel tempo - spiega il presidente Ugo Rossi - e questo significa che dobbiamo introdurre nel sistema elementi di flessibilità. Quindi, non ci saranno più dirigenti 'a vita', ma personale dirigenziale appositamente selezionato, che potrà essere utilizzato o meno nell'ambito dell'amministrazione, a seconda delle necessità. L'altra parola chiave è merito. Con l'istituzione dell'albo dei dirigenti verranno definiti meccanismi di ingresso attraverso percorsi concorsuali e meccanismi di valutazione del potenziale del dipendente, che tengano conto non solo dei titoli e dell'anzianità di servizio e favoriscano le caratteristiche, gli skills, del candidato, in particolare dei più giovani".
L'accesso all'albo, da parte di dipendenti che comunque hanno già superato un concorso per entrare nei ranghi della pubblica amministrazione, avverrà in pratica attraverso un corso-concorso. Dall'albo l'amministrazione attingerà per i proprio bisogni, e all'albo si potrà anche tornare a fine incarico. In questo caso la qualifica sarà mantenuta, ma non per sempre (mentre oggi, lo ricordiamo, la qualifica di dirigente obbliga la Provincia a conferirgli un incarico).
Dopo un determinato periodo di tempo di permanenza senza incarico il dirigente potrà uscire dall'albo e perdere di conseguenza la qualifica. La figura del dirigente pubblico, quindi, sarà sempre più legata al raggiungimento di risultati. Il dirigente potrà essere posto alla guida di diversi livelli di Struttura: Struttura semplice, Struttura complessa e Struttura di missione (queste ultime saranno costituite in numero limitato e andranno a sostituire gli incarichi speciali)). L'incarico sarà a tempo determinato, per non meno di 3 anni e non oltre 5.
Verranno anche riformati i livelli inferiori rispetto a quello dirigenziale, in particolare con l'istituzione di nuove figure intermedie, quelle dei professionals, già esistenti in alcuni settori della pubblica amministrazione.
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