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In Trentino, come ha ricordato Daldoss, ad innescare processi partecipativi è stata soprattutto la riforma istituzionale, che ha previsto l'obbligo per i Comuni e le Comunità di coinvolgere i cittadini in una serie di ambiti decisionali quali i Piani di sviluppo, il piano sociale di valle piuttosto che i piani urbanistici, fino al referendum sulle proposte di fusione tra due o più Comuni.
"Attraverso la partecipazione pubblica - ha affermato tra l'altro l'assessore Daldoss - il decisore politico rimane il terminale, ma i cittadini hanno la possibilità di influenzare questo processo in tempi certi, attraverso una autorità locale che sarà nominata nei prossimi mesi. Tutto questo nell'ottica di una partecipazione intesa come un aspetto aggiuntivo e non sostitutivo della decisione politica."
Presupposto, condiviso da tutti i partecipanti alla tavola rotonda, è che nessuna forma di partecipazione diretta dei cittadini alle decisioni potrà esprimersi positivamente se a monte non c'è una vera e ampia informazione dei cittadini stessi. Lo ha ricordato lo stesso Daldoss in riferimento ai recenti referendum sulle fusioni dei Comuni in Trentino (54 comuni coinvolti, 51 dei quali hanno risposto "sì" alla fusione): "È stato un processo molto importante e partecipato e che ha dimostrato che quando i cittadini sono determinanti nella scelta partecipano molto. Ma oggi la partecipazione deve avvenire anche attraverso gli strumenti informatici, sempre più importanti, e da questo punto di vista la normativa è stata aggiornata prevedendo un abbassamento del quorum richiesto per considerare valido il referendum, anche se ritengo che meglio sarebbe avere un quorum zero, nonché l'esclusione dal computo del quorum dei residenti all'estero.". Di accorpamento dei Comuni, tra l'altro, si parla anche in Austria, in Stiria.
La parola chiave, dunque, è "informazione". "Un cittadino può esprimersi solo se a monte c'è stato un processo di informazione - ha ribadito Daldoss - che può essere faticoso ma che è molto importante si sviluppi anche attraverso il contraddittorio, perché è qui che escono le informazioni e si può comprendere come certe posizioni siano figlie di una cattiva informazione. Nel caso specifico dei referendum sulle fusioni c'erano tante preoccupazioni sul diritto di caccia o di uso civico che erano solo figlie, appunto, di disinformazione".
Se si parla di democrazia diretta e di partecipazione dei cittadini viene spontaneo pensare però alla crescente disaffezione nei confronti della politica, ma "se è vero che c'è disaffezione alla politica - ha concluso Daldoss - è anche vero che essa si manifesta nei confronti della cattiva politica. Chi ben governa non deve avere paura dei cittadini".
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