Nel corso dell'incontro sono intervenuti il segretario generale della Provincia autonoma di Trento, Ivano Dalmonego che ha messo in evidenza la fase delicata che sta attraversando l'economia trentina, con una riduzione drastica del bilancio pubblico rispetto al 2008/2009, quando la Provincia ha dovuto affrontare la crisi congiunturale, con una maggiore disponibilità economica. Vero è che alla fine del 2011 la Provincia è riuscita a recuperare la perdita del PIL degli anni precedenti, mentre l'Italia è ferma al 1997. In questa fase sono stati comunque salvaguardati 80 milioni di € annui di gettito fiscale. Ha ribadito la necessità di utilizzare modelli innovativi e di operare interventi di semplificazione e modernizzazione della Pubblica Amministrazione.
Gianfranco Cerea, della Facoltà di Economia di Trento, ha fatto il quadro sull'attuale pressione fiscale, l'andamento dei consumi e l'evoluzione del debito e del credito a livello nazionale e locale. É emerso il dato che le famiglie Italiane risparmiano molto e che il sistema trentino non può più basarsi sul sistema del credito alle imprese (il valore più alto in Italia)
Enrico Zaninotto (Economia e gestione delle imprese Università di Trento) ha parlato di come trovare nuovi spazi di crescita e del ruolo delle politiche pubbliche, il cui ruolo può essere quello di riattivare la domanda privata nell'edilizia e di come promuovere nuovi operatori per favorire il ricambio imprenditoriale nel turismo. Infine lo sviluppo di mercati per i servizi sociali e culturali, agendo così sulla domanda, piuttosto che sull'offerta controllata dagli appalti.
Sergio Mariotti - Politecnico di Milano (Economia del cambiamento tecnologico) ha sottolineato l'importanza del contributo dell'internazionalizzazione delle imprese per la crescita e di come la Provincia debba continuare a promuovere e sostenere le assunzioni in imprese impegnate nella internazionalizzazione. Per far fronte alle fragilità è necessaria la capacità da parte delle imprese di essere presente nei Paesi lontani con siti produttivi o commerciali. È il momento di fare uno sforzo strategico, tenendo presente che la delocalizzazione non toglie possibilità occupazionali.
Carlo Borzaga (Dipartimento Economia Università Trento) ha compiuto una panoramica sul mercato occupazionale, con particolare riferimento ai giovani. In Trentino, rispetto al resto d'Italia, ci sono 10 persone in più ogni 100 che lavorano, anche se c'è stato recentemente un lieve calo degli occupati. Ha poi ribadito la necessità di integrare le fonti dei dati per capire cosa fanno oggi questi disoccupati e se accederanno agli ammortizzatori sociali. È auspicabile un sostegno nella trasformazione.imprenditoriale di realtà del settore culturale, educativo e turistico, spesso basate sul volontariato. La situazione giovanile non presenta risvolti drammatici, tuttavia si può fare di più, per esempio sul fronte dei tirocini formativi.
Antonio Schizzerotto (sociologo) si è occupato di illustrare gli aspetti del welfare provinciale dal 2009 ad oggi. Contrariamente all'impressione comune, non sono gli stranieri i maggiori beneficiari dell'assistenza e in Trentino esiste un elevato grado di equità del reddito. Fondamentale continuare con le politiche di investimento sul capitale umano e sostenere il passaggio all'istruzione universitaria, rivedendo i criteri sia per merito sia per reddito. Molti giovani oggi vengono impiegati in lavori non adeguati al titolo di studio. La conseguenza è un rallentamento delle dinamiche sociali, ci si sposa più tardi, si fanno meno figli, i consumi diminuiscono e i giovani tendono a rimanere a casa con la famiglia di origine. La collettività locale è ancora in grado di garantire una certa solidità economica, ma serve comunque un "pacchetto giovani", perché il problema sta diventando strutturale, visto che non c'è ricambio generazionale nel lavoro.
Immagini a cura dell'ufficio stampa
In allegato file audio con interviste al presidente Lorenzo Dellai e al professor Gianfranco Cerea -