Ampio il confronto che ieri, sotto il coordinamento del direttore dell'Istituto storico italo germanico Paolo Pombeni, ha visto alternarsi il presidente della Provincia autonoma di Trento, Lorenzo Dellai, il presidente della cooperazione trentina, Diego Schelfi, ed il docente Severino Vareschi. Dellai ha percorso rapidamente i decenni che dall'accordo di Parigi (da poco celebrato) la nostra comunità ha vissuto passando per il secondo statuto, fino al quadro odierno che racconta di un territorio che, lasciatosi alle spalle i duri anni della povertà e dell'emigrazione, oggi sta bene grazie ad un uso oculato e spesso coraggioso degli strumenti straordinari che gli sono stati riconosciuti. "Oggi assistiamo ad una nuova ventata di attacchi - ha risposto Dellai - ma non è la prima volta giacché il percorso dell'Autonmia è stato faticoso. Pensate a quanto è stato difficile rivendicare la nostra cultura e la nostra lingua in un contesto completamente diverso come era quello offerto dall'Impero austro-ungarico. Ecco perché dobbiamo essere consapevoli che l'Autonomia non è stata un regalo: ci è stata riconosciuta. Certamente questo tempo segna il ritorno della "verticalizzazione" che rompe i vincoli orizzontali, la solidarietà, la diversità che rappresenta invece il vero valore di uno stato moderno, di un'Europa moderna. Abbiamo forse trascurato questo, abbiamo trascurato di coltivare i simboli di questo nostro modo di essere. Ecco perché, lo scorso 5 settembre, sono state preziose le testimonianze che ci hanno lasciato i presidenti Napolitano e Fisher, e lo stesso Felipe Gonzales, a Trento per ricevere il premio De Gasperi 2012". Dellai ha poi parlato delle Regioni del Nord, strette tra i colpi della crisi e il crollo del sogno federalista. "Oggi le Regioni ordinarie sono molto più deboli,le Province quasi esistono solo sulla carta ed i Comuni sembrano spinti solo verso lo scioglimento. E' evidente che si scarica contro di noi una sorta di comprensibile invidia. Noi dobbiamo comprendere questo, evitando atteggiamenti autopersecutori. E credo che l'unica risposta possibile sia quella della responsabilità, per far capire che non è vero che "il centralismo" costa meno, per dire ai nostri amici del Nord che la battaglia per l'Autonomia è una battaglia che può dare anche a loro delle chanches".
Immagini a cura dell'Ufficio Stampa FBK
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