
Mai era successo che il Pil di grandi Paesi crollasse in modo così importante e in maniera tanto repentina in tempi di pace. Il “recovery fund” è la misura messa in campo dall'Unione europea per contrastare la recessione e ridurre l'impatto della crisi sulle fasce deboli della popolazione. “Già nella prima fase le risposte date in Europa sono state decisamente più incisive rispetto a quelle messe in campo dagli Usa, dove lavoratori e famiglie hanno meno tutele - ha evidenziato Pisani-Ferry -. L'accordo franco-tedesco ha portato a superare due tabù come il prestito da spendere ed i trasferimenti tramite gli strumenti di bilancio”. Secondo Boeri è ora fondamentale che l'Unione assuma competenze di tipo fiscale per impedire la concorrenza di capitale tra i vari Paesi (“Le soluzioni cooperative sono migliori di quelle competitive”), mentre l'economista francese ha posto l'accento sull'importanza di evitare che durante i negoziati non si scenda troppo a compromessi come chiedono in particolare i cosiddetti “Paesi frugali”.
Boeri e Pisani-Ferry si sono detti concordi sulla necessità che l'Unione svolga un ruolo di monitoraggio e controllo, affinché gli aiuti vengano investiti in maniera mirata ed efficace ed i governi li destinino alle voci di spesa per le quali vengono stanziati. “Attraverso il suo ultimo provvedimento, il governo italiano non ha tenuto conto dell'impatto asimmetrico della crisi: le risorse devono essere utilizzate per politiche efficaci, tenendo conto che la crisi Covid inciderà in particolare sui più giovani” sono state le parole del direttore scientifico del Festival, Tito Boeri. “A differenza di quanto accadde con la pandemia del 1968, i nostri rtagazzi si sono dati da fare per proteggere i più anziani dal virus, eppure saranno loro a pagare il prezzo più salato” ha osservato Jean Pisani-Ferry.